Ne parliamo spesso ed è uno dei motivi che induce molti genitori a non viaggiare: la paura che un bimbo si ammali in viaggio. In effetti può succedere…e, purtroppo, possiamo raccontarvelo in prima persona…
Quando un bimbo si ammala in viaggio…
E’ successo tutto all’improvviso. E in silenzio.
Avevamo trascorso una bellissima giornata a zonzo per l’isola, rilassandoci in spiaggia e facendo lunghi bagni nella calda acqua di quel mare paradisiaco…
Dopo la cena in casa, tutti a nanna nella grande camera della guest house vicina al mare…
Nel cuore della notte mi sveglio all’improvviso.
Non c’è stato alcun rumore eppure mi alzo e accendo la luce, per quell’istinto materno che ti fa sentire col cuore e non con le orecchie.
Amanda aveva rimesso.
Aveva 13 mesi, piccolina, nel suo lettino da viaggio.
Molto strano, stava benissimo prima della nanna, avrà fatto indigestione, penso io.
La pulisco, le cambio il pigiamino e la predo a letto con noi. Passa neanche mezz’ora e ci risiamo. Inizio a preoccuparmi.
La rilavo, la ricambio e la rimetto a letto. Dopo circa un’ora la stessa storia….e ancora un’altra. E poi inizia anche con la diarrea, di un colore mai visto in vita mia.
Era il 2009 ed eravamo alle Seychelles, a Praslin per l’esattezza.
Cosa sarà potuto succedere? Cosa si sarà messa in bocca? La pappa gliela facciamo noi, non può essere stato il cibo…eppure si è presa una gastroenterite pesissima, povera cucciola indifesa. E piccola com’è non possiamo darle nessuna medicina. E anche se potessimo, come facciamo con vomito e diarrea in corso?
Solo chi è genitore può capire cosa si possa provare in una situazione del genere. Cerchiamo di non farci prendere dal panico, perchè lei comunque non si lamenta…ma è così pallida e mogia mogia…
Ormai è mattina e la carissima Farida, la proprietaria di casa, ci accompagna dal suo pediatra di fiducia, che ci consiglia subito di portarla all’ospedale.
Ospedale??? Dobbiamo portarla in un ospedale alle Seychelles, in Africa?
Sì, perchè essendo così piccola si è già disidratata e ha bisogno di una flebo.
Una flebo?? In Africa???
Che cavolo ne so di come sono gli ospedali e come fanno le flebo? E se l’ago non è sterilizzato? E se l’ospedale è sporco? E se in quel cavolo di tubicino si infila una bolla d’aria?
Ma dobbiamo andarci, non abbiamo alternative. Non ha liquidi in corpo e appena le diamo un goccio d’acqua lo rimette.
Entriamo, spaventati, al Pronto Soccorso.
Sembra quasi come il nostro…gente in fila che aspetta paziente, piastrelle bianche alle pareti…
Ci fanno entrare subito, forse perchè lei è piccola, o perchè hanno visto che rischiano 2 svenimenti oltre ad una gastroenterite.
Riusciamo anche a trovare un medico straniero che parla malissimo inglese, ma sembra rassicurarci sulle condizioni della bimba.
Rassicurazioni che non sortiscono alcun effetto su di noi. Così come le premure delle numerose infermiere che ci stanno accanto nel reparto di pediatria durante le prime ore della degenza. Un grande salone tutto bianco, piastrelle alle pareti e a terra, tanti disegni ai muri.
Non è certo la pediatria del Maggiore di Bologna ma non è neanche male e per fortuna non ci sono altri bambini ricoverati. L’ansia che in ospedale potessimo contrarre altre malattie ci assilla e anche per questo accettiamo la proposta delle infermiere di sistemarci in una stanza privata, a pagamento.
Così possiamo piangere in santa pace senza essere visti.
Le avevano messo la flebo nel piedino, povera stella, me lo ricordo come fosse ieri quel piccolo livido che le era rimasto. Ma così poteva dormire senza che il filo si incastrasse nel braccio…
Il personale dell’ospedale ci dice di stare tranquilli, che è una semplice gastroenterite, ma chissenefrega!
Tua figlia di 1 anno è sdraiata su un letto di ospedale alle Seychelles, con la flebo ficcata in una mano, poi in un piede. Pallida pallida. E tu sei lì che non sai cosa pensare, inizi anche a pregare, sia mai che qualcuno ascolti. Preghi di avere una bacchetta magica che ti teletrasporti a casa, dove almeno sai come spiegare i problemi e sei sicuro delle terapie che ti prescrivono.
Invece sei lì alle Seychelles. Da Solo. Abbandonato al tuo destino e ai tuoi sensi di colpa.
Ti consola solo trovare davanti a te personale professionale, che accudisce tutta la famiglia, con sorrisi, chiacchiere e rassicurazioni continue.
Ti consola sapere che, nella tua stanza d’ospedale, hai un telefono dal quale contattare in qualunque momento un’infermiera per chiederle aiuto.
Ti consola vedere che in fondo quell’ospedale non è molto diverso da un piccolo ospedale italiano di provincia.
Ti consola la telefonata del medico italiano, che ti chiama varie volte durante il giorno e la notte, per sapere come va e, in caso di necessità, si rende disponibile a fare da interprete coi medici locali (*).
Ti consola vedere, la mattina successiva, il modo in cui puliscono l’ospedale: disinfettante e tubo dell’acqua sparato dal soffitto al pavimento, per sterilizzare ogni angolo della stanza dove abbiamo pernottato.
Ti consola vedere il sorriso di tua figlia al risveglio: la notte è passata senza più attacchi, e sta iniziando la fase del “ho sete” a cui potremo rispondere solo con minuscoli sorsi d’acqua che non saranno mai sufficienti a fargliela passare…
L’importanza di partire preparati…
Questo è stato il primo ricovero ospedaliero di Amanda. Probabilmente l’avremmo vissuto con ansia analoga anche se fossimo stati a casa.
Ma certo viverlo là non è stato facile per niente.
Premesso che si è trattato di una semplice gastroenterite, siamo sopravvissuti egregiamente, come saremmo sopravvissuti a casa.
Perchè in fondo gli ospedali ci sono in tutto il mondo, così come i bambini che si ammalano e i medici che li curano.
Quindi è inutile farsi frenare dalla paura delle malattie, meglio piuttosto partire preparati:
- scegliere una destinazione con una buona situazione igienico sanitaria
- individuare già prima della partenza le migliori strutture sanitare da contattare in caso di necessità
- stipulare una buona assicurazione sanitaria.
(*) Chi era il medico che mi chiamava per avere aggiornamenti sulla situazione? Era il medico dell’assicurazione che stipuliamo sempre, prima di ogni partenza. Per l’occasione avevamo scelto Viaggi Nostop Vacanza l’assicurazione di viaggio di Europ Assistance che tra l’altro, una volta rientrati, ci ha rimborsato il costo della degenza (100 euro!).
Nello specifico, quando scegliamo un’assicurazione, valutiamo:
- quali attività sono coperte e quali no (es. sport estremi?)
- i massimali e la franchigia (da valutare bene soprattutto quando si viaggia in paesi dove il sistema sanitario è molto costoso, ma anche se il paese è povero e usufruire di un buon centro sanitario potrebbe comunque risultare molto dispendioso)
- rimpatrio assistito: per me è fondamentale sapere di poter tornare a casa senza spendere follie in caso di necessità
- eventuali offerte per le famiglie
Insomma, gli imprevisti possono capitare ma, come dico sempre, se partiamo “armati” riusciamo ad affrontare tutto!
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Milly
(testi e fotografie di Milena Marchioni)
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Povera piccola. Mi fa piacere tutto si sia risolto per il meglio. L’assicurazione è essenziale per i grandi, ma soprattutto per i piccini. Hai proprio ragione.
Ciao Marghe, grazie di essere passata di qui!!! Sì confermo, l’assicurazione l’ho sempre fatta, ma ora non ne potrei fare proprio a meno!!
Tutto è bene quel che finisce bene e questa è la cosa più importante. Anche se non sono mamma capisco la preoccupazione di quei momonenti ma a leggerlo ora il tuo racconto è quasi divertente 🙂
Ottimi consigli, soprattutto quello dell’assiocurazione, che poi vale anche per gli adulti che a volte sono un po’ superficiali
Sì sì assolutamente assicurazione indispensabile, sempre!!!
Ma povera piccola!!! E poveri voi genitori, ovviamente.. Incomincio a prendere appunti per quando queste cose potrebbero servire anche a me, sempre meglio partire preparati!
Sì Camilla, noi partiamo sempre con assicurazione sia medica che annullamento (anche questa purtroppo l’abbiamo dovuta usare)…Se hai bisogno di confrontarti su qualche sfiga, ci sono! 😉
Povera cucciola, me la sono proprio immaginata… così piccola.
Non posso avere idea dell’ansia che avete provato, ma ho cercato di pensare a come mi sentirei se succedesse a qualcuno della mia famiglia. Il guaio dei piccoli poi è che non possono riuscire a spiegarti esattamente cos’hanno e puoi solo tirare ad indovinare.
L’esperienza insegna dicono, e sono sicura che la prossima volta (che spero non ci sarà mai!) sarete più preparati, anche se l’ansia sarà sempre la stessa. Vi ammiro però, probabilmente io sarei entrata nel panico! Bravi!
Eh, un po’ di panico l’avevamo anche noi! Diciamo che le infermiere hanno dovuto curare 3 persone e non solo 1! Per fortuna non era niente di grave, ma questo lo puoi dire solo dopo e finchè ci sei dentro è durissima! non lo auguro a nessuno (né in viaggio né a casa!) 🙁
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