“Avete sentito della Malaysia?”
E’ iniziato così il nostro pomeriggio di chat.
E’ bastato un breve messaggio per capire cosa fosse successo e per correre a collegarci con gli occhi lucidi al computer o accendere la televisione e avere la conferma di quello che Michela dall’Olanda ci aveva comunicato con quelle semplici 4 parole.
Un aereo di linea partito da Amsterdam e diretto a Kuala Lumpur era scomparso mentre sorvolava l’Ucraina, e con lui se ne erano andate le oltre 300 vite che ci stavano volando sopra.
Tutte noi abbiamo pensato subito a loro, ai bambini che potevano essere a bordo, allegri, con le loro famiglie, pronti a scoprire nuovi angoli di mondo.
Ogni volta che succede qualcosa di brutto ad un bambino, stiamo male. Ci consola solo l’egoistico pensiero che per fortuna il nostro dorme beato nel letto. Ma stiamo male, per quel filo rosso che unisce ogni mamma ad ogni bambino della terra.
E’ la seconda volta in pochi mesi che ci ritroviamo sopraffatte da una tragedia così immensa che -nonostante tutto- ci coinvolge da vicino perchè va a toccare punti sensibili.
Perchè non siamo solo mamme, siamo anche viaggiatrici. Di quelle che hanno quasi sempre un biglietto aereo nel cassetto del comodino, di quelle che passano ore davanti ai monitor a cercare le offerte per raggiungere la prossima destinazione, di quelle che si scrivono anche 20 volte al giorno per chiedersi consigli su come organizzare il prossimo viaggio. Di quelle che non passa giorno senza che la parola aereo non compaia in qualche discorso.
Di quelle che quando sparisce un aereo turistico piangono perchè sanno che lì sopra ci sarebbero potute essere loro. O perchè davvero ci sono state su quell’aereo, per andare a Bali, qualche anno fa…
Di quelle che la pressurizzazione di un aereo la conoscono bene perchè l’hanno vissuta centinaia di volte…e non riescono nè vogliono immaginare cosa possa succedere se capita qualcosa in volo.
Di quelle che non hanno mai avuto paura di volare, finchè non sono diventate mamme, perchè comunque hai una vita da proteggere, quella di tuo figlio. E che da quando sono mamme hanno anche iniziato ad ascoltare le hostess che prima del decollo spiegano dove stanno le maschere dell’ossigeno e i giubbotti di salvataggio.
Qualche anno fa ho avuto una paura nera.
Siamo saliti su un piccolo aereo che ci doveva portare da Antigua a Barbuda, un volo di circa 15 minuti, se ben ricordo.
Un aeroplanino minuscolo, di quelli che sembrano finti.
Amanda aveva 2 anni.
E noi siamo saliti su ‘sto catorcio dell’aria per raggiungere un’isoletta.
Potevamo starcene tranquilli ad Antigua -o addirittura a casa- e invece siamo saliti sul quel coso che non si capiva bene come facesse a volare.
Ho avuto paura che cadesse e mi sono sentita una merda. Perchè stavo mettendo in pericolo mia figlia per un viaggio.
Lei mi guardava allegra, i capelli ricciolini da duenne, le guanciotte abbronzate e la polo fuxia. E sorrideva felice perchè le sembrava di stare sulle giostre.
Io sotto gli occhiali da sole piangevo.
Cosa avranno provato quelle mamme mentre succedeva la tragedia? Avranno avuto il tempo di abbracciare i loro bimbi per l’ultima volta?
O sarà stato tutto così rapido da non accorgersi di niente? Io spero di sì, che non si siano accorte di niente e che non abbiano avuto neanche un millesimo di secondo per sentirsi in colpa.
Perchè stavano facendo la cosa giusta: seguire una passione, alimentare quella fame di mondo che non si placa mai, far crescere i loro figli in un mondo aperto, colorato, multirazziale, multireligioso, poliglotta. Stavano andando ad imparare, a conoscere, a scoprire, ad allargare la loro mente, a riempire i loro cuori. Stavano andando ad arricchire se stesse e i loro figli. Proprio come stiamo cercando di fare noi.
Quindi, amiche mie, non credo che dobbiamo avere paura, non più di quanta ne avevamo fino a ieri.
Ci tenevo a dirvelo così.
Milena
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Grazie Milly, grazie per aver messo su “carta” il pensiero che noi mamme viaggiatrici abbiamo in testa da 2 giorni, che mi sta perseguitando notte e giorno, leggere “stavano facendo la cosa giusta” mi rincuora!
Sai benissimo , perché ne ho parlato apertamente più volte come da mamma io tema i mezzi di locomozione ( e più che l aereo , la macchina e i nostri 50 km quotidiani su una strada che più che strada la definirei giungla o guerra), paura data da un senso immenso di responsabilità che ho nei confronti di mia figlia, poi però penso al rovescio della medaglia, prendere l aereo ( nello specifico) è necessario per continuare a mantenere vivi i nostri sogni, la nostra passione e il progetto educativo ” in giro” per il mondo che ho per Bea, e allora salgo, spero sia tranquillo e veloce, e so che una volta arrivati saremo le persone più felici del mondo…è detto questo sapete che ho già 10 biglietti aerei prenotati…quindi si viaggia…sempre…e magari viaggeremo anche per quelle mamme che come noi amavano farlo a dismisura!
Cara Jessy grazie a te. Nel post parlo a me stessa e anche a voi, perché sappiamo bene che ogni giorno rischiamo la vita sulle nostre strade, ma l’idea apparentemente “frivola” di viaggiare sembra essere una scelta irresponsabile. Noi sappiamo che non è così…ma sentirlo dire aiuta sempre!
Grazie Milly, grazie per tutto quello che fai, grazie per la passione che metti nel blog e nelle nostre chat, grazie per esserci sempre, durante una strisciata o durante un momento come questo.
Ogni mamma protegge il suo piccolo da quando lo custodisce in pancia ed è nostro dovere non solo proteggere la loro sopravvivenza bensì il loro Vivere fatto di passioni ed esplorazioni.
Continueremo il nostro cammino amiche mie perché tutte noi sappiamo che non si tratta di un capriccio egoista bensì di una filosofia di vita.
Ancora una volta vorrei abitare in un paese dove la cronaca nera sono solo fatti e non dove ogni foto di bambino ed ogni ciuccio mostrato serve ad aumentare lo share.
Cara Elena, grazie a te, di cuore! Perché nei momenti difficili si fa fatica a trovare qualcuno che ti apra gli occhi…Ci siamo trovate ed è bello sapere che chiedere un parere a voi è un po’ come chiederlo a se stesse, perché in fondo vediamo il mondo dallo stesso punto di vista.
Per quanto riguarda le immagini raccapriccianti, beh, io non guardo la televisione quindi da quella mi salvo. Ma oggi ho avuto la pessima idea di aprire un giornale e mi è bastato. Di giornalisti senza scrupoli ce ne saranno sempre troppi.
Io non avevo paura. Ho due bimbe. Ora quando volo vorrei essere già a terra. Con la tragedia in Francia sto’ in pena.. E non mi do mai pace quando uno “non si uccide” ma uccide altre persone. Pesissimo. Volerò ma oggi non sono per niente spensierata. Bel commento.
Ti capisco benissimo. Neanche io sono serena, per niente. Ho già diversi biglietti aerei prenotati ma non ti nascondo che mi scende una lacrima al pensiero…D’altronde non possiamo smettere di vivere (sulla storia del suicidio di oggi, boh, non so, non mi convince del tutto e sono certa che non sapremo mai la verità..come negli altri casi d’altronde)…
Grazie Milly, grazie dal babbo di una splendida creatura che abbiamo deciso di chiamare Greta. Grazie per lo splendido blog, grazie per gli infiniti consigli e dritte. Grazie per aver estrenato in poche righe il pensiero profondo che si annidava nel mio cuore alla notizia del disastro aereo. Penso a loro e penso ai bambini a terra che purtroppo vivono quotidianamente questa nostra follia chiamata guerra. A dicembre in occasione del terzo compleanno di Greta ci sposeremo ed anche grazie al tuo blog abbiamo deciso di andare a Mauritius. Vi terrò aggiornate con bel resoconto del viaggio.
Con affetto e stima.
Giacomo
Ps, Viva le mamme e viva i papà ma sopratutto viva la vita.
Caro Giacomo grazie a te! E’ raro trovare papà così aperti e mi fa piacere poter leggere che le vostre emozioni sono identiche alle nostre. Oggi ho avuto la malaugurata idea di leggere il giornale e la tristezza si è ancora più impossessata di me…fra guerre e altro, è un disastro!
Sono felicissima per il voi e per il vostro matrimonio! Orgogliosissima di aver contribuito alla gioia del viaggio che farete e -me lo segno eh- aspetto di sapere tutto!
Buona vita! 😀
Milly hai un dono meraviglioso… la capacitá di tessere le parole per creare un mosaico perfetto… quando leggo quello che scrivi penso che nessuno avrebbe potuto descrivere i miei sentimenti meglio di così.
Penso a quelle famiglie, felici di imbarcarsi per una nuova avventura in un continente lontano. Penso a quei 100 ricercatori che di lì a pochi giorni avrebbero partecipato ad una importante conferenza. Un pò di timore per la presentazione da fare davanti alla platea, la felicitá di rivedere i colleghi, la voglia di apprendere nuove idee e nuovi concetti. Sicuramente tanti di loro erano accompagnati, su quell’aereo maledetto, dai loro partner e dai loro bambini. Proprio come facciamo noi.
Lo dico sempre… se potessi scegliere la mia morte, la vorrei così, rapida e preceduta da tanta ignara gioia, mentre sto facendo quello che mi piace di più – volare, viaggiare, scoprire. Poi però succedono queste cose e l’unica cosa che riesco a fare è piangere.
Passeggeri dei voli Malaysian Airlines, diretti a Pechino e a Kuala Lumpur, riposate in pace….
Cara Francesca, hai detto una cosa importantissima: meglio morire facendo qualcosa che ci piace, lo aggiungo ai punti finali del mio articolo, tra le argomentazioni per continuare a viaggiare e non farsi sopraffare dalla paura!
(grazie per i complimenti)
condivido molto quello che scrivi, inclusa la sensazione di essere un’incosciente quando mi sono ritrovata con mio figlio di un anno e mezzo su un 8 posti da Maputo a Inhaca. Ma io viaggio molto da sola per lavoro, e in genere attraverso l’Africa, e ora mi è venuta paura, e ci vorrà un po’ a farmela passare – in genere mi affido alla fede nella statistica ma…
Cara Roberta, grazie del tuo commento…Anch’io mi sono affidata anche alla statistica…ma purtroppo la malvagità umana è superiore…
Incrociamo le dita e speriamo che non succedano più cose del genere
Una mia professoressa delle superiori, dopo la bomba alla stazione di Madrid del 2004, ci disse che il nostro coraggio nella vita sarebbe stato quello di fare le cose normali, o le cose che volevamo fare, indipendentemente da tutto quello che sentivamo là fuori. E’ un concetto semplice che credo riassuma tutto, perchè, sempre per citare “If you’re careful enough, nothing bad or good will ever happen to you.”
La vita è comunque là fuori amica Milly, che sia su un aereo o in mezzo alla strada, o in mezzo a un campo, o in riva al mare, o seduti alla scrivania in ufficio…
Cara Silvia, hai sempre delle parole bellissime da dedicarmi e non posso che ringraziarti. (E hai anche avuto la fortuna di incontrare alcuni insegnanti davvero bravi, perché un messaggio così per un adolescente è importantissimo…)
Volutamente non avevo indagato sulla notizia sentita solo di sfuggita..
Da mamma mi è sempre più difficile concepire la morte, quella di un bambino poi non ne parliamo!
La cosa che mi fa sentire meglio è che sono morti insieme, le mamme e i loro bimbi. E spero sia successo così velocemente da non rendersene neppure conto.
Io ora non ho più paura di prima, di volare.
Non è indispensabile viaggiare, lo sappiamo, ma per noi amanti del mondo è necessario.
Amiamo i nostri figli sopra ogni cosa e portandoli con noi non siamo più irresponsabili o più “leggeri”. Cerchiamo di trasmettere loro una passione, un modo di vivere.
Può succedere di morire sotto casa o andando in vacanza…tragiche fatalità.
Grazie per questo profondo post.
Il tuo racconto sull’areo giocattolo mi ha fatto venire i brividi..
Grazie a te Anna, perché nei momenti difficili fa sempre bene confrontarsi. Per fortuna sono morti assieme, abbracciati sembra (e sul fatto che non se ne siano resi conto, purtroppo, temo non sia così)…Però come dicevamo più sopra, sicuramente meglio morire seguendo una passione piuttosto che attraversando la strada sotto casa.. Ti abbraccio forte!
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Leggo solo ora… un bellissimo post Milly.
MI ha fatto commuovere!
Grazie Elisa…in effetti è stato molto commovente anche per me scriverlo…
Ciao Milly,
Non sono una mamma quindi non posso capire a pieno di cosa parli.. Eppure mi sono commossa.
Se penso a quando avrò un bambino mi viene automatico pensarlo con me in aereo, aeroporto o in qualche posto dall’altra parte del mondo ma posso immaginare cosa hai provato su quel mini volo da Antigua.
Un bacio, Danila
Ciao Danila…sì, diciamo che ognuno reagisce in modo diverso alla maternità.. Io prima ero fatalista, non avevo assolutamente paura di volare e mi dicevo “se succede qualcosa, amen, almeno stavo facendo qualcosa che mi piaceva”. Ora è diverso, penso prima a mia figlia che a me. Pur essendo consapevole che, “se dovesse succedere qualcosa”, non avrei certo modo di pentirmene, il solo pensiero mi gela la mente….
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