Tempo fa abbiamo affrontato l’annoso dibattito sui viaggi durante i mesi scolastici: assenze sì, assenze no…Spesso le assenze da scuola per motivi apparentemente futili come un viaggio, tendono ad essere viste come mancanza di rispetto verso la scuola stessa. Ma noi la pensiamo diversamente…
Noi crediamo che i viaggi siano una parte fondamentale nell’educazione dei nostri figli: ne abbiamo parlato in più occasioni ed è un tema che trapela da ogni singolo post pubblicato sul blog. Ciò non significa ovviamente non adempiere agli obblighi sociali ed ai doveri scolastici…
Dopo la pubblicazione del post Viaggiare durante la scuola: tra passione, educazione “on site” e obblighi sociali! ho deciso di approfondire l’argomento.
Sì, è vero, avrei potuto iniziare interpellando insegnanti o famiglie “tradizionali”, invece ho pensato di intervistare delle famiglie speciali, che hanno fatto scelte un po’ estreme (secondo il nostro punto di vista, ovviamente). Famiglie che hanno deciso che il mondo sarebbe stata la loro casa, ma anche la scuola dei loro figli, tramite esperienze di unschooling e homeschooling.
Homeschooling e viaggi: intervista a Jodie Halsted
Jody e la sua famiglia abitavano in Iowa, Stati Uniti: a scuola erano ammesse solo 10 assenze ingiustificate, superate le quali le bambine avrebbero rischiato di essere allontanate dalla famiglia e i genitori sottoposti ad indagini!!!
Questa è stata la molla che ha indotto Jody e il marito ad optare per l’homeschooling, un progetto di vita condiviso da molte famiglie in Iowa.
Il problema più grande è stato quello di individuare un percorso educativo adatto al loro stile di vita “vagante”: alla fine hanno optato per il “Curriculum Robinson”, nel quale le bambine hanno una grande autonomia nell’apprendere dal mondo circostante, con limitata influenza dall’alto, un metodo educativo che richiama quelli tipici dei villaggi rurali di un secolo fa….
Quali sono i pro e i contro di questa scelta?
Quali differenze si possono notare tra i bambini che fanno homeschooling e i loro coetanei che frequentano la scuola pubblica?
Come si svolge una giornata tipica per questa famiglia?
Ecco l’intevista integrale a Jody > Homeschooling and travelling: the Family Rambling experience
Milly
(testi tratti dall’intervista originale, foto credits Family Rambling)
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Leggi anche qui:
- Viaggiare durante la scuola: tra passione, educazione “on site” e obblighi sociali!
Quando educazione fa rima con avventura: “The Edventure Project”
Pingback: Homeschooling and travelling: the Family Rambling experience
Io non sono completamente d’accordo con questo metodo! Anche a me sarebbe piaciuto viaggiare fuori stagione quando i prezzi sono più bassi e c’è meno ressa, ma secondo me, la costanza è una condizione fondamentale per studiare con meno fatica. Perchè parlano di assenze ingiustificate? Se io scrivo la giustificazione e parlo con i professori per l’assenza fuori dalle vacanze non è assenza ingiustificata, almeno da noi funziona così.
L’altra cosa per cui non sono d’accordo è che ad una certa età hanno proprio un bisogno fisiologico del gruppo. Sto frequentando un corso psicopedagogico per famiglie con figli adolescenti. La psicologa ci ha proprio spiegato che nell’età dell’adolescenza il percorso di confronto con il gruppo è parte assolutamente irrinunciabile della loro crescita psichica. Quindi hanno proprio necessità di stare nel gruppo, di stare nella classe, e questo al di là della questione di uniformarsi tutti con le stesse scarpe. Capisco una settimana di vacanza, ma toglierli da un gruppo come può essere la classe, o la squadra sportiva non mi trova d’accordo. Poi, fino a che i bambini sono alle elementari, vedo che qualche settimana fuori stagione si riesce a fare, nel mio caso, a fine medie, è lei che mi chiede di non fare troppe assenze perchè ha paura di rimanere indietro…. e dopo sarà ancora peggio!
Tu comunque sei sempre un fucina di spunti!
Uno degli aspetti che mi spaventerebbe maggiormente è proprio quello della socialità…per questo ho fatto la domanda alle blogger intervistate…
Resta da dire che io non sarei mai in grado di educare a casa mia figlia, anche se -vedendo i problemi della nostra scuola (per esempio quest’anno in un mese abbiamo già cambiato 4-5 maestre d’italiano)- la voglia non manca!
In sostanza credo che si debba diventare dei bravi equilibristi per conciliare obblighi ed “educazione creativa”!
Ecco la giusta misura è sempre nel mezzo!
Ah, dimenticavo, “ingiustificati” nel senso che non si tratta di malattia o motivi “oggettivi”
Però da noì…. cioè dopo un certo numero di assenze ai la bocciatura quasi assicurata, ma se i genitori e la scuola si parlano, questo non avvade quasi mai! Vero è che gli insegnanti sbuffano e osteggiano un po’, però è anche il loro mestiere!
Abbiamo un bimbo di 5 anni, che va a scuola regolarmente ma pensiamo che la famiglia sia e debba essere una scuola parallela: le assenze ci sono e senza sensi di colpa. Quando sarà adolescente forse non sarà così facile, ma per ora ci godiamo, quando possiamo, nostro figlio, convinti che pesare la farina per una torta è matematica e toccare un grillo sia biologia!
Fantastica! Concordo su tutta la linea! Il fatto che si scelga un percorso tradizionale non deve certo fornire un alibi per trascurare la crescita sana dei nostri bimbi. Anch’io me la godo finchè posso! 😉
😉
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