Cosa significava vivere al fronte sulla Marmolada durante la Grande Guerra? Cosa provavano gli uomini in trincea? Azzurra di Babytrekking ci racconta la sua toccante visita al Museo della Grande Guerra in Marmolada.
Il 28 giugno 2015 è stato inaugurato il Museo della Grande Guerra in Marmolada a Rocca Pietore (a 3000 metri di altitudine, in provincia di Belluno) e Azzurra del blog Babytrekking l’ha visitato per noi…
La Marmolada.
La regina delle Dolomiti, la più alta, la più imponente, la più maestosa.
Oggi noi abbiamo la possibilità di appellarla così, di visitarla, di scalarla e di ammirarla in totale tranquillità, ma giusto cent’anni fa, fu teatro di sanguinose battaglie e cimitero di molti eroi che, di uno o dell’altro schieramento (italiano ed austriaco) si affrontarono tenacemente in nome della patria.
Oggi, questi aspri combattimenti e la vita che quassù si visse, sono mirabilmente raccontati all’interno del Museo della Grande Guerra, a Serauta, al piano -2 del secondo troncone della funivia che conduce sino a Punta Rocca.
Il Museo della Grande Guerra in Marmolada
Recentemente ristrutturato ed ampliato, inaugurato lo scorso 28 giugno, quest’esposizione ci fa tornare indietro di un secolo, e ripercorre con noi gli avvenimenti che portarono allo scoppio del conflitto, calandoci nei panni della gente comune che abitava qui sulle montagne e che, da un giorno all’altro, divenne improvvisamente nemica.
Il Museo, allestito già nel 1990 per volere di Mario Bartoli e Bruno Vascellari (rispettivamente uno ideatore e l’altro finanziatore) cui è intitolato, non vuole porre l’accento esclusivamente sulle armi, sui cannoni, e su come si faceva la guerra cent’anni fa, ma sull’uomo: già, perchè è proprio la vita che si sperimentava in guerra, e in particolare qui sulla Marmolada, il filo conduttore di tutto.
La domanda infatti è: ma come si faceva a stare in condizioni climatiche così avverse, in situazioni al limite della sopravvivenza e decidere ancora di servire la nazione? Gli ideali di libertà sono alla base di tutto, e senza di essi difficilmente si sarebbe potuto resistere; l’onore, il rispetto, la giustizia…valori che oggi forse sono un po’ sopiti, ma che allora erano venerati da qualsiasi persona.
La storia…
In un clima apparentemente calmo, nell’estate del 1914 (esattamente il 28 giugno, giorno dell’inaugurazione, 101 anni dopo, del Museo) l’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono dell’impero austriaco, diede inizio alle ostilità: a cascata le grandi potenze entrarono in guerra, desiderose d’impadronirsi dei territori delle altre.
L’Italia rimase all’inizio neutrale, ma poi “tradì” la triplice alleanza (Austria e Germania) per la Triplice Intesa (Francia e Inghilterra), che le promise Trento, Trieste, Istria e Dalmazia in caso di vittoria, cosa che l’Alleanza le negò.
E fu così che, su quelle stesse montagne dove italiani e austro-ungarici avevano vissuto in pace per decenni, si ritrovarono su due fronti contrapposti, dovendo difendere le proprie posizioni, cercando di conquistare invero quelle altrui.
La Marmolada divenne così un punto privilegiato, da subito occupato dai nemici, ma presto insidiato dai nostri; per parecchio tempo, dopo la conquista di Punta Serauta, il fronte rimase contrapposto, rendendo la situazione statica.
Il Museo…
Il Museo ci accompagna alla scoperta della vita dei soldati qui, tra ghiacci e trincee.
Notevole la ricostruzione, con modellino, della “magnifica” città di ghiaccio austriaca, ossia un vero e proprio villaggio, con tanto di vie e piazze, completamente al di sotto della calotta di neve.
Si scopre come passavano le proprie ore libere (per la verità poche), tra tabacco e qualche partita a carte, e cosa accadeva quando qualcuno si feriva in guerra: crude immagini di un intervento chirurgico sono riportate, assieme agli strumenti dell’epoca; ancora il vestiario (pazzesche le soprascarpe impagliate per difendere i piedi dal congelamento, allora una delle maggiori cause d’amputamento arti).
Sì, perchè ciò che si scopre è che la maggior parte di questi giovani, non perivano a causa delle ferite riportate nei combattimenti, ma per le condizioni davvero precarie in cui vivevano: freddo, scarsissima igiene (topi, pulci, zecche e “pidocchi grandi come fagioli”), promiscuità, crolli improvvisi delle strutture, smottamenti dei ghiacci…una vita durissima, resa ancor più estrema dall’altitudine e da ciò che comporta.
Il viaggio che oggi compiamo attraverso immagini e cimeli, fa veramente venire la pelle d’oca, perchè ciò che noi guardiamo stupiti attraverso una teca, era d’uso comune; struggenti lettere scritte dai soldati alle mamme o alle fidanzate, rendono ancor più umana e tragica una dimensione che per noi oggi è fortunatamente sconosciuta.
Splendide vetrate che consentono d’ammirare uno dei paesaggi più belli del mondo, recano scritte che inducono alla riflessione e ci prendono per mano nell’intento di abbattere la poca conoscenza degli avvenimenti di questi luoghi.
Dopo un percorso guidato, si arriva ad una sala audio-visivi, dove vengono proiettati filmati (alcuni originali) che ancor più rendono l’idea di ciò che qui accadde; infine, ci viene spiegato che oggi, a distanza di un secolo, il ghiacciaio in ritirata, restituisce molti reperti che, spesso ritrovati da escursionisti, vengono donati proprio al museo, affinchè venga data loro la giusta importanza.
Qualche informazione
- Il Museo è a ingresso gratuito. Il prezzo da pagare è quello della funivia > prezzi
- Volendo è possibile prenotare una visita guidata
- Il Museo mette a disposizione materiali e ambienti per laboratori e attività didattiche; consiglio di consultare il sito per scaricare utili schede da utilizzare anche coi propri figli (come quella della caccia al tesoro, del cruciverba o della mappa) > didattica
Consiglio vivamente una visita, non solo agli adulti, ma anche ai più piccini (che siano in grado di capire): è un modo per mostrare loro il coraggio e la sofferenza di persone che hanno permesso a noi oggi di vivere una vita libera e serena.
Azzurra
(testi e fotografie di Azzurra Forti)
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