Scrivo questo articolo nel terrazzino della nostra casetta a Kauai, dove mi ritrovo a pensare alla vacanza che sta già finendo, anche se mi sembra di essere arrivata alle Hawaii solo ieri…
Ogni tanto rileggo i diari che scrivo durante i nostri viaggi in Italia e attorno al mondo: sono tutti scritti rigorosamente a mano su mini taccuini formato tascabile, così li posso sempre tenere con me durante il viaggio per annotare quello che mi viene in mente. Ognuno di loro però è unico, diverso dagli altri per esperienze raccontate ed emozioni provate. Alcuni sono neri e altri colorati, alcuni sono ben tenuti e sembrano nuovi, altri sono stropicciati dall’acqua, sporcati di sabbia e macchiati con chissà quale sugo…
Solo una cosa li accomuna tutti, una frase che ricorre nell’ultima pagina di ciascuno di essi:
mi sembra di essere arrivata qui ieri e invece è già ora di tornare a casa,
ma quanto vola il tempo in viaggio?
L’ho sempre pensato e sentito quasi fisicamente sulla mia pelle, quel misto di gioia e tristezza che accompagna ogni conclusione di viaggio. E’ una sensazione allo stesso tempo piacevole, perché se il tempo vola significa che si sta bene, e nostalgica, perché ho sempre il timore di veder sfuggire il tempo dal mio controllo, come acqua tra le mani…
Ma perché lo sento così intensamente?
Questa situazione tende a procurarmi disagio, perché mi fa credere di non aver vissuto abbastanza intensamente, e non ne ho mai capito il motivo.
Oggi, invece, al termine di questa incredibile avventura alle Hawaii, che presto vi racconterò nei dettagli, mi sembra di aver capito tutto con estrema chiarezza.
Questo viaggio l’ho sentito davvero MIO per mesi: da quando ho iniziato a capire che il sogno si sarebbe realizzato fino ad oggi, ultimo giorno di permanenza alle Hawaii.
Mi ero prefissata di staccare la testa da tutto ciò che riguardava la routine quotidiana (email, lavoro, preoccupazioni, e tutti i pensieri negativi che tendono ad accumularsi quando siamo troppo stanchi) e sono quindi riuscita a vivere intensamente ogni singolo istante, in ognuna delle tante esperienze che ci siamo regalati, senza preoccuparmi del prima o del poi, ma pensando solo a quello che stavo facendo.
Mi sono commossa ogni volta che ho toccato con mano le meraviglie che per anni ho sognato: un vulcano che erutta, una verde montagna a picco sul mare blu, una gita in barca o in elicottero, un trekking nella foresta di bambù o una passeggiata in spiaggia. Sono stata felice dei sorrisi di mio marito, che prima di partire non voleva fare il giro in elicottero e poi mi ha ringraziato per averlo “costretto”. Sono rimasta soddisfatta nell’aver visto mia figlia che chiacchierava in inglese con le nuove amichette australiane. Sono orgogliosa di essere riuscita davvero a staccare la spina da tutto il resto, per vivere questa esperienza al 100%!
Siamo stati bene per 3 settimane e ci siamo goduti tutto dall’inizio alla fine.
Ma oggi, appena mi sono seduta qui fuori, ancora una volta mi sono ritrovata a provare quella sensazione “negativa” che mi fa credere di essere arrivata ieri e di non aver in fondo vissuto abbastanza intensamente.
Poi, sostenuta dalla profonda consapevolezza che le cose siano andate diversamente, ho capito tutto.
Quando mi sono seduta qui, mi è venuto spontaneo staccare l’interruttore del cuore, felice -lui- di tutto quello che è successo in queste 3 settimane, per attaccare quello del cervello che, consapevole che fra pochi giorni si tornerà alla solita routine, mi diceva “ehi, ma il tempo è volato, non ti sei divertita, non è ancora il momento di tornare a casa“.
Ma se mi concentravo e spostavo di nuovo l’attenzione dal cervello al cuore, lo sentivo bene che le 3 settimane erano passate, eccome!
Lì, nel cuore, sento ancora il profumo di bruciato che la lava si lascia alle spalle, l’odore dei frangipane lungo la strada, talmente intenso che entra dal finestrino dell’auto, la sabbia nera sotto i piedi, la salsedine che ti arriva addosso durante le escursioni in barca, la gioia di vedere un meraviglioso pezzo di mondo a bordo di un elicottero, il sapore del caffè nella tazzona da portarsi dietro tutto il giorno, gli Aloha e i Mahalo (grazie) pronunciati dalle persone che incontri nel tuo cammino, le chiacchiere con gli americani che rimangono incantati quando dici che sei italiana (perché per molti di loro il sogno è proprio l’Italia, altro che le Hawaii), i versi delle foche monache in spiaggia, le testine delle tartarughe che sbucano dall’acqua… e potrei andare avanti per ore…
Quindi sì, è vero, cara la mia testolina, siamo arrivati ieri perché tu, dopo l’atterraggio, sei stata ibernata per lasciar lavorare il cuore, che ci ha regalato sensazioni e ricordi indimenticabili (con solo un minimo supporto logistico da parte tua).
E lo so che hai capito perché, appena ho elaborato questo ragionamento, hai smesso di farmi domande e mi sono sentita subito meglio.
Oggi tutti abbiamo capito che viaggiare significa spostare l’attenzione dalla testa al cuore: qui non c’è il tempo a scandire le giornate ma solo le emozioni che viviamo e che ci porteremo dietro per tutta la vita.
Insomma, il nostro viaggio alle Hawaii è andato benone, e nelle prossime settimane (o meglio mesi, visto che di cose da scrivere ne ho davvero tante) vi racconterò tutto nei minimi dettagli!
Pronti a seguirci? Questa è la pagina dove compariranno tutti i miei articoli:
>> VIAGGIO ALLE HAWAII <<<
Milly
{testi e fotografie di Milena Marchioni}
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Bella riflessione Milly, mi ci ritrovo al 100%
Mi fa piacere… ogni tanto credo di non essere nomale io 😉
Bellissime parole… Credo fortemente nell’ importanza di godersi appieno ogni singolo giorno, ma ancora più importante godersi i momenti trascorsi durante un viaggio perché sono momenti unici, vissuti con entusiasmo, curiosità e leggerezza, momenti preziosi che riuniscono tutta la famiglia… E poi farsi trasportare dal cuore è una sensazione bellissima!!!
Ciao Fortuna…grazie delle tue belle parole… la pensiamo allo stesso modo! <3