Mamma Maddalena ha organizzato il suo viaggio in Giappone grazie ai consigli di Bimbieviaggi e ha voluto ricambiare il piacere raccontando la loro meravigliosa esperienza in Oriente con il figlio di 2 anni.
Sognavamo un viaggio in Giappone da tanto tempo, io e mio marito. Dovevamo visitarlo in viaggio di nozze nel 2011, ma l’incidente alla centrale nucleare di Fukushima ce lo aveva impedito, poi la casa, tanti impegni e la nascita di Matteo ci avevano fatto rimandare. Ma dopo un po’ di tempo la voglia di viaggiare aveva preso di nuovo il sopravvento e a Natale dello scorso anno abbiamo fatto i biglietti per un viaggio di 15 giorni tra Aprile e Maggio, con andata e ritorno da Tokyo.
L’idea era di seguire lo stesso itinerario che avevamo pensato per il viaggio di nozze, anche se all’inizio eravamo un po’ dubbiosi: stavamo chiedendo troppo a un bimbo di due anni? Un volo di 12 ore senza scalo e decine di spostamenti in treno per non rinunciare a nessuna delle tappe che avevamo previsto quando eravamo solo in due: Tokyo, Nikko, Kyoto, Koyasan, Nara, Himeji e Miyajima.
Così, dal giorno in cui avevo fatto i biglietti trascorro ogni momento libero a pianificare l’itinerario in ogni minimo dettaglio. Hotel adatti ai bimbi, ristoranti per famiglie, mappe delle stazioni e degli spostamenti con tanto di foto delle fermate del treno per fare velocemente i cambi e così via. Mi aiutano moltissimo i siti http://www.hyperdia.com/ e http://jprail.com.
Si parte!
E finalmente arriva il giorno della partenza. Decolliamo un sabato pomeriggio da Fiumicino con un volo Alitalia. Matteo è felice di prendere l’aereo, sono settimane che gli parlo del Giappone, gli faccio vedere la guida, gli racconto dell’aereo che si alza in volo e corre sopra le nuole. E lui, seduto tra noi, ride quando decolliamo, vuole guardare dal finestrino, parlare con tutti e giocare. Il volo trascorre tra alti e bassi per circa sei ore, tra merendine, disegni, libri e Peppa Pig sull’ipad – che solitamente evitiamo ma in questo viaggio è stato una mano santa – dopodichè, complice l’assenza del sonnellino pomeridiamo che sapientemente gli abbiamo fatto saltare, Matteo crolla e dorme per altre sei ore, fino all’atterraggio.
Viaggio in Giappone con bimbo:
tre giorni tra Tokyo e Nikko
Quando atterriamo a Narita, in Giappone sono le 10.30 del mattino ma per noi le 3.30 di notte! Attiviamo il Japan Rail Pass per 14 giorni che ci consentirà di prendere gratuitamente tutti i treni della JR e la metro Yamanote a Tokyo, e un comodissimo Narita Express ci porta alla stazione di Tokyo in 51 minuti esatti. Subito andiamo in Hotel a fare il check in.
Il nostro soggiorno a Tokyo è diviso in due parti: le prime tre notti, all’arrivo in Giappone, soggiorniamo a Ginza, per essere comodi nella visita della zona est di Tokyo, mentre nelle ultime tre notti, prima della partenza, abbiamo l’hotel a Shinjuku, per muoverci più facilmente nella zona Ovest.
GINZA
A Ginza scegliamo l’APA Hotel Ginza-Takaracho, a 15 minuti dalla stazione di Tokyo. Le camere sono strettissime, ma il prezzo e la posizione sono ottimi, quindi ci accontentiamo. Subito usciamo per il nostro primo giro a Ginza, lanciandoci nella stupenda Chuo Dori che la domenica pomeriggio è pedonale. Ceniamo sul tetto del Mitsukoshi Department Store, e qui scopriamo per la prima volta che in valigia avremmo dovuto mettere un coltello. Al tavolo infatti ti portano solo le bacchette e al più cucchiaino e forchettina per il bimbo, ma con quale di queste posate tagliare la carne in pezzetti di grandezza idonea a un bimbo di due anni? In quindici giorni di viaggio noi non abbiamo trovato la risposta, ma Matteo ha imparato a strappare pezzettini di carne e a rosicchiare spiedini…
Dopo cena, la mancanza di sonno si fa sentire, per cui torniamo in Hotel distrutti. Tirando fino a sera, per fortuna riusciamo a superare così il Jet-lag.
NIKKO
Il giorno dopo ci aspetta il nostro primo spostamento: Nikko! E’ lunedì, e molti siti che vogliamo vedere a Tokyo il lunedì sono chiusi, così la nostra gita a Nikko è programmata proprio per questo giorno. Dalla Tokyo Station prendiamo uno Shinkansen Yamabiko e cambiamo a Utsonomiya prendendo un treno per Nikko della JR Nikko Line. A Utsonomiya abbiamo anche il tempo di comprare il nostro primo bento per il pranzo. Le istruzioni dettagliatissime per fare il cambio le abbiamo trovate qui su www.jprail.com.
Nikko è il nostro primo impatto con i Templi e i Santuari giapponesi, di cui ci innamoriamo a prima vista.
Un autobus della Tobu ci porta in centro, dove vediamo il magnifico Santuario Toshogu, con le statue delle Scimmie della Saggezza e del Gatto Dormiente, il Santuario Futarasan-jinja e il Tempio di Rinno-ji. Ci sono milioni di scalini da fare con il passeggino e qui apro una parentesi.
Questo viaggio non sarebbe stato lo stesso se fossero mancate due cose: da una parte l’organizzazione minuziosa di ogni tappa, perché avevo segnato anche quali fermate della metro avevano l’ascensore e quali no, e dall’altra la forza di mio marito, che alla bisogna e con noncuranza si caricava in braccio 25 kili di passeggino con bimbo a bordo e borse appese.
Nel tardo pomeriggio rientriamo a Tokyo e facciamo un salto a vedere il tempio Senso-ji di Asakusa in notturna. Ecco, questo tempio di notte è stata forse una delle cose più belle che abbiamo visto a Tokyo. Completamente deserto, ci fa scattare delle foto magnifiche.
TOKYO EST
Il terzo giorno abbiamo una bella scarpinata da fare: la mattina presto andiamo a piedi al mercato del pesce Tsukiji, dove per strada assaggiamo di tutto di più, e sempre a piedi andiamo a vedere i giardini di HamaRikyu a Shiodome. Nel pomeriggio invece giro per gli stupendi Giardini del Palazzo Imperiale. Facciamo una capatina al Tokyo International Forum, ma per noi non vale davvero la pena. L’ultima tappa è il quartiere Akihabara, che con le sue luci sfavillanti ci da una prima idea di cosa sia il movimento a Tokyo. Eh si, perché abbiamo passato due giorni a chiederci dove sia la gente. E mancano pochi giorni all’inizio della Golden Week, che un po’ ci spaventa. Ma il traffico, la calca, la ressa che ci aspettavamo non c’è. E dopo un po’ di tempo riusciamo anche a capire perché: a differenza della Roma in cui viviamo, dove devi sgomitare per entrare in metro, devi fare lo slalom in macchina tra mille pedoni che attraversano fuori dalle strisce, devi correre, affannarti, sbrigarti perché perdere quella metro o quell’autobus significa aspettare, e tanto, … ecco, a Tokyo, c’è la tranquillità dell’efficienza. La gente non corre, non si affanna, perché se non prende questo treno ne passa un altro tra due minuti. Non c’è bisogno di affrettarsi. C’è posto per tutti, e la gente in giro sembra poca perché tutto è dieci volte più grande di quanto serve.
Viaggio in Giappone con bimbo:
tra Kyoto e il Monte Koya
Dopo i primi giorni a Tokyo partiamo in Shinkansen per Kyoto. Purtroppo piove, e siamo contenti che parte della giornata sia dedicata al viaggio. A Kyoto rimarremo per una sola notte, dopodiché andremo a visitare il Monte Koya e infine torneremo a Kyoto per altre cinque notti, perché vogliamo spostarci un po’ in giro nel Kansai e nei dintorni, e la città è molto centrale per raggiungerli facilmente tutti con il Japan Rail Pass. A Kyoto dormiamo all’albergo tradizionale Ikoi no ie, dotato di sala comune con cucina ben attrezzata, per cui possiamo fare la spesa a un vicino 7Eleven e mangiare lì, e dove abbiamo una camera con tatami e futon isolata e silenziosa in cui ci troviamo benissimo.
Al nostro arrivo a Kyoto, andiamo a vedere il celebre Padiglione D’oro e, anche se sotto la pioggia, ci piace tantissimo.
Dopo una passeggiata nel quartiere Nord-Ovest, dove facciamo un giro anche nel notevole complesso di templi Daitoku-ji mentre Matteo dorme nel passeggino, torniamo in hotel per riposarci. Il giorno dopo ci aspetta una nuova avventura alla volta del Monte Koya!
Arrivare al Monte Koya
La mattina seguente facciamo il check out e portandoci appresso il bagaglio per una sola notte – il resto del bagaglio ce lo tiene gentilmente l’hotel – ci avventuriamo nel nostro viaggio che per raggiungere il Monte Santo richiede di prendere uno Shinkansen fino alla stazione di Shink Osaka, la metropolitana di Osaka fino alla stazione di Namba, un treno Express che ci porta attraverso bellissimi paesaggi di risaie, fiumi e peasini caratteristici fino alla stazione di Gokurakubashi e una vertiginosa funicolare che si inerpica per 1000 metri. Abbiamo trovato tutte le informazioni che ci servivano per il viaggio su http://www.nankaikoya.jp/, per cui abbiamo usato il JR Pass fino a Osaka, poi alla stazione di Namba abbiamo fatto il Koyasan World Heritage Ticket che include i treni da e per Koyasan, la funicolare e tutti gli autobus da prendere a Koyasan, più alcuni buoni sconto per i templi.
Purtroppo sul Monte Koya piove e ci sono almeno 5 gradi in meno che a valle, così una volta arrivati ci fiondiamo subito al Koyasan Onsen Fukuchi-in, il solenne monastero che abbiamo prenotato (l’autobus che prendiamo alla stazione ci lascia proprio davanti all’ingresso). Eh si, perché sul Monte Koya è possibile pernottare solo presso i monasteri buddisti, che offrono lo Shukubo, ovvero ospitalità ai pellegrini. L’atmosfera è magica e misteriosa, anche se, dopotutto, nemmeno qui manca il wi-fi. Dopo un giro alla scoperta dell’edificio e del suo delizioso giardino zen, ci aspetta la nostra cena vegetariana, che ci viene servita in una camera con tatami tutta per noi. Mangiamo seduti per terra pietanze dai sapori delicati e particolari in tante piccole ciotole ma alla fine, anche se sono tante, non ci saziamo del tutto! Ma, d’altra parte, si tratta della cena dei pellegrini.
Prima di andare a dormire nella nostra splendida camera con tatami ci godiamo un bollente e rigenerante bagno nelle terme del Monastero (solo io, in realtà: mio marito con Matteo che strepitava per l’acqua troppo calda quasi non riesce a immergersi) e avvolti nei nostri yukata ci ritiriamo alle 20:00.
L’assaggio di vita monastica continua la mattina dopo, quando ci alziamo alle 6:00 per partecipare alle preghiere dei monaci. Intorno alle 8:00, dopo una colazione simile alla cena del giorno prima, lasciamo il monastero e ci avviamo alla scoperta dei mille templi che costellano il Monte Koya. Per fortuna è tornato il sole, così visitiamo il tempio Kongobuji e il Danjo Garan, e concludiamo il giro con la visita dell’Okunoin, la foresta sacra con il cimitero dove sorge la tomba del monaco fondatore del buddismo shingon, Kobo Daishi. La passeggiata è meravigliosa, anche se un po’ spettrale, in mezzo alle tombe e alle tantissime statue e statuine di tutte le misure e dalle espressioni strane che delimitano il sentiero. Vediamo anche una tomba a forma di razzo spaziale.
Infine, un po’ dispiaciuti di dover lasciare l’atmosfera di magia e solennità che pervade quei luoghi, arrivati alla fine del percorso nel cimitero, prendiamo l’autobus che ci riporta alla stazione. Da lì comincia il nostro rientro alla civiltà.
KYOTO
Il pomeriggio di quello stesso giorno infatti, dopo circa due ore di viaggio, siamo di nuovo a Kyoto. Rientriamo all’Hotel che avevamo lasciato e subito usciamo per una passeggiata a Kawaramachi Dori e Ponto-cho, la caratteristica stradina piena di lanterne rosse illuminate, e nel quartiere delle Geishe, Gion. Ceniamo in un ristorante che fa dell’ottimo sushi sulla Sanjo-dori, dove Matteo divora – letteralmente divora – 3 piatti di Yakitori – spiedini di pollo in salsa giapponese – e andiamo a dormire stanchissimi ma con ancora negli occhi la straordinaria esperienza che abbiamo fatto.
Dedichiamo il giorno successivo alla visita del quartiere Higashiyama, con i suoi innumerevoli templi e santuari, partendo dal tempio Kiyomizu-dera con il suo spettacolare panorama di Kyoto e passando per le caratteristiche vie Ninen–zaka e Sannen-Zaka – dove abbiamo anche la fortuna di incontrare e fotografare una Geisha – e per il Parco Maruyama. Dopo la visita al tempio Nanzen-ji dove nel meraviglioso giardino zen Matteo ha la brillante idea di tuffare un piedino nel laghetto, al termine della mattinata arriviamo fino al santuario Heian, nei cui giardini ci fermiamo a pranzare partecipando a una sorta di festival dove un gruppo di ragazzi suona con dei tamburi una musica che sembra un miscuglio tra musica giapponese tradizionale e reggae.
Il pomeriggio proseguiamo per il Sentiero del Filosofo fino al Padiglione d’Argento finchè, arrivata la sera, con i piedi distrutti dal troppo camminare, ci infiliamo in un autobus che ci riporta in centro. Ceniamo nei pressi del tempio Yasaka – l’ultimo della giornata, e ancora dopo tutti i templi che abbiamo visitato Matteo si diverte a lavarsi le mani alla fontana della purificazione e a suonare le campane di tutti gli altari – e ci fiondiamo in albergo.
Escursioni da Kyoto:
Himeji, Miyajima e Nara
Anche se il giro per Kyoto ci ha stremato, il giorno dopo non ci arrendiamo e la mattina presto partiamo in Shinkansen alla volta di Himeji, per una affollatissima visita al Castello che, a dir la verità, sarà la lunga fila, sarà la troppa gente visto che è Domenica, sarà che Matteo dorme in braccio al papà per tutto il tempo, è molto più bello da fuori che da dentro.
Il pomeriggio torniamo a Kyoto e con un treno della Sagano Line andiamo a vedere il quartiere Arashiyama, dove ci fermiamo fino a sera per visitare il tempio Tenryuji dal bellissimo giardino e la celebre Foresta di Bambù, così suggestiva e spettacolare che toglie il fiato, così come il Ponte che attraversa la luna, splendido al tramonto.
Il secondo giorno delle nostre peregrinazioni da Kyoto è dedicato all’isola Miyajima, l’isola sacra su cui non si può nè nascere nè morire, sulle cui rive sorge il santuario shintoista Itsukushima dedicato al dio del mare con il suo torii rosso che sembra galleggiare nell’oceano. Ci arriviamo prendendo uno Shinkansen per Hiroshima e da lì un traghetto della JR che, partendo dalla stazione di Miyajima-guchi, ci porta a destinazione in 10 minuti. Troviamo qui tutte le informazioni per il viaggio > how-to-get-miyajima. L’isola è stupenda e popolata di cervi – un po’ fastidiosi a dire il vero, sempre pronti a frugarti addosso se anche solo hai una caramella in tasca – che piacciono moltissimo a Matteo. Vediamo il torii rosso, che con la bassa marea della mattina non è immerso nell’acqua e il santuario. Poi nelle viuzze lungo il mare compriamo come souvenir delle bambole Kokeshi e mangiamo in un ristorantino a prezzi stracciati ostriche crude, arrosto e fritte, che sembrano essere il piatto tipico: una vera delizia!
L’ultimo giorno delle nostre peregrinazioni da Kyoto ci porta a Nara – ci arriviamo prendendo treno JR della linea Miyakoji – una bellissima cittadina dove visitiamo il tempio Todai-ji che, con nostra grande felicità, è in festa. Assistiamo a una processione di monaci e preti e a una cerimonia interessantissime, anche se non capiamo molto bene cosa stiamo guardando, ed entriamo nel tempio per vedere la statua di Buddha, il Daibutsu, alta 14 metri, una delle statue in bronzo più grandi del Giappone. Ci mettiamo poi in fila alle spalle della statua perchè una delle colonne che sorreggono la volta ha alla base un foro grande quanto una delle narici del Daibutsu e la leggenda dice che chi riuscirà ad attraversare il foro sarà benedetto con l’illuminazione nella vita futura. Matteo passa senza problemi, noi non proviamo nemmeno… usciti dal tempio facciamo una passeggiata per il parco di Nara, bellissimo, dove circolano indisturbati e in libertà i cervi sacri che, come a Miyajima, si avvicinano quieti per indagare sul contenuto delle tue tasche.
Lasciamo Nara nel tardo pomeriggio e nel tragitto del ritorno facciamo una sosta a Inari, per vedere il bellissimo Fushimi Inari, il santuario Scintoista famoso per il sentiero di torii rossi che si snoda per più di quattro Km su per le montagne. Percorriamo i particolarissimi tunnel per alcuni kilometri e, visto che comincia a piovere, rientriamo infine a Kyoto, stanchi ma un po’ tristi. Sappiamo che il giorno successivo sarà l’ultimo a Kyoto, e anche se con tutto quello che abbiamo visto ci sembra di essere lì da una vita, siamo coscienti che non ci basterà mai.
L’ultimo giorno a Kyoto decidiamo di vedere il mercato Nishiki e il Castello Nijo, così ci svegliamo di buonora e ci mettiamo in cammino, ma, anche se arriviamo al mercato praticamente alle 9:00, troviamo quasi tutti i negozi chiusi e i negozianti che ancora sistemano la merce. Ci avviciniamo a un negozietto che vende tanti tipi di the, e il negoziante ci informa che il suo negozio non apre prima delle 10:00. Un po’ stupiti per questi strani orari, decidiamo allora di metterci in cammino per il castello Nijo. E dopo il castello di Himeji, che sembra più una fortificazione militare che un castello vero e proprio, la residenza a Kyoto degli shogun ci stupisce per la sua magnificenza. Ecco la vera residenza di un principe, con elegantissime stanze adorne di finissime pitture dorate e un sontuoso giardino. Anche qui Matteo si fa un sonnellino in braccio al papà: si vede che gli piace dormire nei castelli.
Usciti dal Nijo Castle, è ora di prendere lo Shinkansen per tornare a Tokyo!
Viaggio in Giappone con bimbo:
ultimi tre giorni a Tokyo (zona ovest)
Arriviamo a Tokyo nel tardo pomeriggio. Questa volta dormiremo a Shinjuku, al Granbell Hotel, nientedimeno che a Kabuki-cho, il quartiere a luci rosse. Appena emersi dall’uscita est dell’immensa stazione di Shinjuku – dove cerco senza purtroppo trovarlo il celebre tabellone degli annunci di City Hunter per scriverci sopra XYZ – ci rendiamo conto subito che non siamo nella elegante e signorile Ginza. Un mare di gente si muove intorno a noi, sulla piazza c’è un gruppo che suona per pochi fan sfegatati e, incredibile ma vero, c’è qualche cartaccia per terra. Piccolissima eh, rispetto a Roma non sarebbe nulla, ma c’è. E guardandomi intorno io elettrizzata realizzo che per me la meta del viaggio è questa.
Sono anni, da quando sono nata, che guardo cartoni animati e leggo manga ambientati a Shinjuku! Da un momento all’altro mi aspetto di vedere uno dei miei personaggi preferiti sbucare da dietro l’angolo.
Sulla strada per l’Hotel, vediamo che dappertutto ci sono locali con fotografie di ragazze all’ingresso e buttafuori/buttadentro a caccia di clienti e scopriamo, una volta arrivati, di essere dirimpettai di un albergo a ore con facciata decorata di elefanti arancioni. Ridiamo, divertiti e incuriositi, perché anche qui, nel quartiere dei divertimenti di Tokyo, nonostante si percepisca molto di più il movimento e la vitalità della città, c’è sempre la stessa aria di tranquilla sicurezza che abbiamo respirato ovunque, dove siamo stati, in Giappone. La microcriminalità qui non esiste, le persone dormono tranquille sulla metropolitana, a volte appoggiandosi pesantemente a tolleranti compagni di viaggio e noi, anche qui a Tokyo come ci è già successo a Kyoto, nelle stazioni più affollate ci sentiamo sicuri a lasciare per ore il passeggino parcheggiato con dentro macchina fotografica e documenti, tanto nessuno toccherà niente.
Facciamo il check-in. L’hotel è carino, e come il primo in cui siamo stati, è hotel con camere poco più grandi del letto matrimoniale che contengono, ma dotato di tutti i confort e a un ottimo prezzo. Lasciamo le nostre cose e visto che in treno ci siamo riposati – i piedi, soprattutto i piedi – decidiamo di uscire ancora per andare all’isola artificiale di Odaiba. Il viaggio è già uno spettacolo: prendiamo la metro Yamanote fino a Shiodome e la monorotaia Yurikamome che sfreccia attraverso il Rainbow Bridge sulla baia di Tokyo mostrandoci lo skyline mozzafiato della città.
L’isola di Odaiba è quanto di più strano si possa pensare: c’è una Statua della Libertà in miniatura, palazzi dall’architettura eccentrica – tipo un Hotel Hilton a forma di Colosseo – che si illuminano al ritmo delle canzoni dei cartoni animati e una bellissima statua di Gundam a grandezza naturale che a intervalli regolari si muove – avete capito bene, si muove! Dopo aver assistito allo spettacolo insieme a una folla di ragazzi, decidiamo di salire sulla ruota panoramica che si vede in lontananza. E mentre facciamo la fila per salire ci domandiamo: ma davvero stamattina abbiamo visitato il Nijo Castle a Kyoto? Viaggiare allunga la vita, non c’è che dire. Anche se la ruota panoramica la vita ce la accorcia un pochino, visto che le cabine sono piccolissime e quando sono in alto ondeggiano al vento. E io, che mi aspettavo qualcosa di simile al London Eye, ho così tanta paura che non riesco a scattare neanche una fotografia. Per fortuna il giro dura solo un quarto d’ora, così, ancora una volta felici della spettacolare giornata, ce ne torniamo in Hotel.
In giorno dopo lo dedichiamo alla visita del parco di Ueno, dove approfittiamo di un pisolino di Matteo per visitare il Museo Nazionale di Tokyo, mentre il pomeriggio torniamo al quartire Asakusa, dove questa volta troviamo il tempio Senso-ji gremito di turisti – è il 5 Maggio, la festa dei bambini, e siamo in piena Golden Week. Dopo una cena a base di sushi in un locale tipico di Asakusa – assaggiamo anche un buonissimo sushi di carne – la sera saliamo sulla Tokyo Sky Tree, la seconda torre più alta del mondo, dove un ascensore in 50 secondi ci porta a 350 metri di altezza. Il panorama è mozzafiato, e facciamo anche la vertiginosa esperienza di guardare attraverso una piccola zona di pavimento trasparente.
L’ultimo giorno a Tokyo lo dedichiamo ai quartieri di Shibuya, Harajuku e Shinjuku, la parte ovest del quartiere che non abbiamo ancora visto. Partiamo dal celebre incrocio di Shibuya, e per la precisione dalla Statua di Hachiko, poi dopo un salto da Tokyu Hands proseguiamo verso nord per entrare nel parco Yoyogi a vedere il tempio Meiji Jingu. Siamo fortunati e assistiamo alle fotografie di rito di ben due matrimoni. Usciti dal parco andiamo verso Harajuku, per vedere le famose vie dello shopping Omotesando e Takeshita-dori, con i suoi mille negozietti di vestiti strambi, parrucche, travestimenti, abiti settecenteschi e chi più ne ha ne metta. Infine trascorriamo la serata nella parte occidentale di Shinjuku: per prima cosa, saliamo su una delle due torri del Tokyo Metropolitan Government Office – carino, ma dopo la Tokyo Sky Tree l’altezza non ci impressiona più – e poi andiamo a cena in uno di quei localini tipici dove si mangia per strada, seduti al bancone come nei cartoni animati. Questa volta assaggiamo di tutto: spiedini di fegato e cuore, di pollo e pancetta, di peperoni e maiale.
Contenti di aver fatto anche questa esperienza, si torna in Hotel. E’ il momento di fare le valigie, perché il giorno dopo purtroppo si parte! Lasciamo un paese di cui ci siamo innamorati, e in cui non vediamo l’ora di tornare.
Maddalena
{testi e fotografie di Maddalena Selis}
{foto di copertina, via Shutterstock}
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