Montana, Wyoming e il parco dello Yellowstone: il sogno americano di mamma Jacqueline ha preso forma così, assieme alle sue bimbe di 2 e 8 anni. Ecco il loro indimenticabile viaggio in camper attraverso la meravigliosa natura degli States.
Montana, Wyoming e il parco dello Yellowstone rappresentavano per me il classico sogno nel cassetto. Finalmente nel 2015 il sogno si è trasformato in realtà con una decisione “last minute”; siamo partiti con l’organizzazione a marzo e a giugno eravamo sul volo British direzione Denver con le nostre bimbe Greta di 10 e Giulia di 2 anni.
Stati Uniti on the road: volo, Camper & Campeggi
Il camper è diventato da diversi anni il nostro mezzo di trasporto preferito, sia che si parta da casa, che ci sia di mezzo un volo in Europa o intercontinentale. La comodità del camper con i bambini è impagabile; anche le lunghe tratte diventano sopportabili, i bimbi possono stare allacciati alle cinture della dinette e giocare, colorare, vedere un film. Letto, cucina e bagno sempre a disposizione, valigie che di disfano una volta e non si toccano più e soprattutto le soste in mezzo alla natura sono per noi delle condizioni ormai irrinunciabili!
Nonostante la data di partenza fosse abbastanza prossima abbiamo trovato un buon volo con British, con breve scalo a Londra a 650 euro a persona.
Discorso diverso per il noleggio del camper: le compagnie più economiche non avevano più disponibilità e dopo una lunga ricerca abbiamo noleggiato con Around The Park, prezzi più alti ma servizio veramente ottimo. Il titolare Chris è stato più che disponibile con consigli su itinerario e suggerimenti su aree di sosta che da soli non avremmo mai scovato. Il camper poi era accessoriato con tutto il possibile, comprese le canne da pesca!
Generalmente non prenotiamo le sistemazioni prima, il bello del camper è anche avere la libertà di scegliere giorno per giorno dove dormire. Essendo però lo Yellowstone una meta molto frequentata nei mesi estivi abbiamo preferito prenotare nei punti strategici e fortunatamente abbiamo trovato posto dove volevamo. Alcuni campeggi all’interno del parco (soprattutto i più piccoli) non si possono prenotare in anticipo e sono sulla base del “chi prima arriva”.
Negli Stati Uniti si può scegliere tra il classico campeggio o l’area di sosta (a volte nelle città si può pernottare anche nei posteggi del grandi magazzini tipo Walmart). Noi amiamo le sistemazioni gestite dal Forest Service, aree di sosta nei boschi e nei parchi con prezzi che variano da un’offerta libera ai 15$. In genere sono piccoli, con una mappa all’ingresso in cui si sceglie la piazzola e si paga mettendo i soldi in una cassettina. I campeggi veri e propri sono generalmente ottimi, puliti e con tutti i comfort ma i prezzi arrivano anche a 60$ a notte se non di più. Noi ne abbiamo approfittato solo un paio di volte per farci una doccia “seria” e qualche lavatrice.
Il viaggio: Milano – Londra – Denver
Il nostro viaggio inizia subito con una brutta sorpresa. Pronti, cinture allacciate in attesa del decollo… problema ai freni si torna al gate. Di mezz’ora in mezz’ora le ore di ritardo diventano 3; tante se ci si trova in aeroporto, interminabili se ci si trova già a bordo con le bambine che non fanno altro che chiedere “quando si parte?”. Dopo un’ora ho già esaurito tutti i vari giochini che mi ero portata per distrarre Giulia durante il suo primo volo intercontinentale. Finalmente il guasto è riparato e la mia ansia del volo si rifarà viva solo al momento dell’atterraggio (avranno VERAMENTE aggiustato i freni?). Atterriamo a Denver, e quando sento che l’aereo riesce a fermarsi tiro un sospiro di sollievo e ho quasi la tentazione di fare l’applauso al comandante…
Ci catapultiamo sulla navetta che ci porta al motel dove passeremo la prima notte e andiamo a letto sfiniti.
Verso il Grand Teton (Wyoming)
Alle 5 le bimbe sono già sveglie e invadono il nostro letto, nella mia mente offuscata riesco solo a pensare che l’anno prossimo devo assolutamente programmare un viaggio senza fuso orario. Alle 6 siamo già a far colazione. Abbiamo appuntamento direttamente in hotel dove Chris ci consegnerà il camper. Il tempo di sbrigare alcune formalità e di sistemare le nostre cose a bordo e si parte. Dopo un paio d’ore salutiamo il Colorado e entriamo in Wyoming; il paesaggio è così come ci si aspetta; mucche e cavalli al pascolo in mezzo a praterie sconfinate, strada che si perde all’orizzonte.
Ci fermiamo in un’area di sosta a Rawling. Ci rendiamo conto che il nostro camper, molto più grande di quelli noleggiati nei precedenti viaggi, in realtà negli USA è come una formichina in mezzo agli elefanti! Camper grandi come autobus sono all’ordine del giorno, praticamente delle case su ruote. Ripartiamo la mattina successiva sempre di buonora, il sole ci accompagna e lo farà per tutto il viaggio. Il paesaggio è sempre bello da togliere il fiato; pascoli alternati a zone aride e montagne dai mille colori. Oltre a cavalli e mucche vediamo anche numerose antilopi Proghorn, bellissime!
Ci fermiamo a Dubois e dopo 15 km di strada sterrata arriviamo in un’area di sosta in una splendida posizione all’ingresso della Shoshone Forest. Numerosi cartelli ci avvisano della presenza degli orsi, il solo rumore che si sente è quello del canto degli uccelli e dello scorrere di un torrente a pochi passi da noi. Cani della prateria saltellano ovunque e ci sorvegliano in piedi sulle loro zampette.
Ecco, questa è un po’ l’essenza di quello che amiamo dei viaggi in camper: aprire la porta e trovarsi catapultati in mezzo alla natura.
Il mattino dopo salutiamo i nostri amici cani della prateria e finalmente entriamo al Grand Teton. Il colpo d’occhio è eccezionale; i prati sono un tripudio fiori gialli, viola e rosa, il cielo è blu cobalto e i colori fanno da cornice al Teton che svetta su tutto con le sue cime ancora innevate. Giriamo un po’ a Colter Bay, dove troviamo il visitor center e il classico negozio di souvenir, facciamo la spesa e ci sistemiamo nel piccolo campeggio di Lizard Creek.. Dopo una passeggiata sul lago concludiamo la giornata con una grigliata; anche nelle aree di sosta più remote la griglia non manca mai. Tutta la famiglia (tranne me che sono vegetariana…) è concorde nel dire che la carne è la più buona mai assaggiata, non mi riesce difficile crederlo pensando alle mucche che abbiamo visto pascolare libere in spazi enormi.
Ci alziamo con un bel cielo blu cobalto e il nostro umore è alle stelle anche se la mattina in camper fa parecchio freddo! Continuiamo la nostra esplorazione del Grand Teton tra panorami mozzafiato, ogni angolo di strada merita una sosta per una fotografia. Facciamo uno stop a Jenny Lake e anche qui il paesaggio è splendido. Proseguiamo per Taggart Lake lasciamo il camper e zaino in spalla partiamo per un’escursione a piedi tra paesaggi alpini, pinete e prati pieni di fiori. Arrivati al lago facciamo un incontro con un castoro molto incuriosito dal nostro zaino (sarà l’odore dei panini?), mangiamo mentre ci riempiamo gli occhi con la bellezza di questo posto. Rientriamo al camper sfiniti ma felici e ripartiamo subito; nei nostri programmi c’è di risalire dall’Idaho e entrare allo Yellowstone dall’entrata West Yellowstone. Spezziamo il viaggio e dormiamo in un’area di sosta lungo la strada.
Essendo appassionata di cavalli (e avendo contagiato Greta con questa “malattia”) abbiamo chiesto consiglio a Chris per una vera passeggiata in un vero ranch, non volevamo la classica passeggiata in fila indiana un po’ turistica ma qualcosa di più vero. Lui ci ha consigliato il Moose Creek Ranch, il nostro appuntamento è nel primo pomeriggio. Ci fermiamo in un laghetto a pescare cercando di imitare gli altri pescatori ma con scarsi risultati (anzi nulli!) ma le bimbe si divertono un mondo!
Dopo un pranzo veloce ci dirigiamo al Ranch. Appena arrivati il mio pensiero è “ecco il posto dove vorrei vivere”. Un po’ “L’uomo che sussurrava ai cavalli” un po’ “Casa nella prateria”. Circondati dalla natura e dai cavalli… un paradiso! La passeggiata è splendida, i cavalli bravissimi, siamo solo noi con la nostra guida. Passiamo dalla prateria al bosco fittissimo, il nostro cowboy ci mostra diversi tronchi graffiati dagli orsi e devo dire che la cosa mi rende un filino nervosa… Finita la passeggiata ci dirigiamo verso lo Yellowstone e dormiamo vicino all’entrata in un campeggio molto carino ma anche molto caro, 50$ a notte!
Yellowstone per famiglie: meraviglia della natura!
Finalmente si entra; rifornimento di benzina e cibarie e varchiamo il cancello, il mio sogno sta diventando una realtà!
Prima tappa: Mammoth Hot Springs. Appena entrati abbiamo subito un incontro con dei grossi cervi e poco dopo delle macchine ferme in mezzo alla strada ci segnalano che c’è qualcosa. Una mandria di bisonti con i piccoli proprio sul ciglio della strada! Dopo questo primo emozionante incontro visitiamo le Mammoth. Purtroppo rimaniamo un po’ delusi, l’acqua è pochissima e questo posto in secca perde gran parte del suo fascino. Dopo la visita partiamo alla ricerca di un posto dove dormire, troviamo in un piccolo campeggio all’interno del parco e ci sistemiamo per la notte.
Ci svegliamo anche oggi con un bel sole e partiamo per Norris dove siamo impazienti di vedere i primi geyser. Il posto è fantastico, sembra di stare su un altro pianeta. Ci sono pozze dall’acqua limpidissima, geyser che eruttano nuvole di vapore, pozze di fango che ribollono. E’ incredibile e inquietante pensare cosa succede sotto i nostri piedi. Continuo a fotografare, sembra talmente impossibile che quello che sto vedendo sia reale che voglio scattare più foto possibile prima che tutto svanisca!
Lasciamo Norris e ci dirigiamo al Canyon dove abbiamo già prenotato il campeggio. Nel tragitto vediamo alcune macchine ferme e scendiamo dal camper appena in tempo per vedere in lontananza una mamma Grizzly che si allontana con il suo piccolo; il tutto è durato un attimo ma rimarrà un’immagine impressa nelle memoria. Siamo a fine giornata, i parcheggi vicino ai punti panoramici dove ammirare il Canyon dello Yellowstone e le cascate sono ormai deserti e noi ci godiamo la vista delle cascate e dell’impressionante Canyon in tutta tranquillità e con una luce bellissima. La giornata è stata splendida e ci ritiriamo nel nostro camper con il sorriso stampato sulle labbra.
Oggi la destinazione è Old Faithful, considerato un po’ il centro del parco. Durante il tragitto rimaniamo bloccati da una mandria di bisonti che attraversa placidamente la strada. Arriviamo a destinazione e entriamo all’Old Faithful Inn dove controlliamo a che ora è prevista la prossima eruzione del geyser; Old Faithful, il “vecchio fedele” che non tradisce mai e puntualmente si mostra in tutta la sua maestosità! Ci mettiamo in attesa e lo spettacolo non si fa attendere; un getto d’acqua bollente alto 30/40 metri viene sparato in aria dalla bocca del geyser, il tutto dura qualche minuto e poi l’Old Faithful torna a dormire per un’ora, un’ora e mezza.
Continuiamo l’esplorazione dell’Upper Geyser Basin, un posto veramente difficile da descrivere a parole. I colori delle pozze, blu, turchese, arancione. Il fumo che sale, i geyser dalle forme più strane e poi i prati pieni di fiori. Un placido ruscello che scorre e poco più in là la terra bruciata dal calore e dall’acidità con con dei fantasmi di alberi che ti chiedi come possano stare in piedi. La natura si è sbizzarrita e ha creato dei contrasti incredibili e la frase che mi sono ripetuta più spesso (dopo “che meraviglia!”) è stata “non è possibile” che questo sia reale. Un posto veramente indimenticabile.
Ci spostiamo per visitare anche il Lower e il Midway Geyser Basin. Anche qui emozioni a non finire, la vista del Grand Prismatic Spring è unica. Torniamo al camper e penso quasi con rammarico che nessun posto potrà eguagliare in futuro tutto quello che abbiamo vissuto oggi!
Con un po’ di dispiacere oggi saluteremo lo Yellowstone e lui ci saluta regalandoci un bellissimo orso nero, a pochi passi dalla strada proprio nello stesso punto dove l’altro ieri avevamo visto la mamma Grizzly con il piccolo!
Dopo un’ultima sosta al Mud Vulcano, un impressionante cratere ribollente di fango, usciamo dal parco attraversando la Lamar Valley che ci regala l’ultimo meraviglioso spettacolo di questo parco che in ogni angolo regala emozioni uniche. Anche se siamo solo a metà del nostro viaggio abbiamo tutti un po’ il magone quando superiamo l’uscita e ci ritroviamo in Montana, a Cook City, in una cittadina un po’ triste con diversi negozi di souvenir, qualche ristorante e un saloon. Troviamo una bellissima area di sosta in mezzo alla foresta e ci sistemiamo per la notte.
Montana con bambini: Cody e il rodeo
Ci rimettiamo in marcia attraverso gli splendidi panorami della Beartooth Highway e la Scenic Highway e arriviamo fino a Cody, patria di Buffalo Bill. Cody è una cittadina graziosa, turistica ma non troppo finta. La sera invece vestiamo noi i panni da veri turisti e acquistiamo direttamente in campeggio un pacchetto “cena+rodeo”.
La cena con musica country è il giusto preludio allo spettacolo che ci aspetta e dopo un po’ di tentativi di line dance (la tipica danza country che si balla in formazione) andiamo ad assistere al rodeo.
Il sole sta tramontando quando parte l’inno americano e un cowboy fa il giro dell’arena al galoppo con la bandiera a stelle e strisce spiegata; per tutta la durata dell’inno sembra che il tempo si fermi, il pubblico sugli spalti porta i cappelli sul cuore e anche noi ci sentiamo parte di questo momento. Inizia il vero rodeo, i cavalli entrano al galoppo, e si parte con lo show!
Lo spettacolo è divertente ed emozionante anche per le bimbe e l’atmosfera è elettrizzante! E’ bellissimo vedere ragazzini di neanche 10 anni che sembra siano nati in sella, in questa serata ci siamo immersi nella vera atmosfera del West!
Little Bighorn, Devil’s Tower e Monte Rushmore
Giorno di trasferimento da Cody a Little Bighorn che ci riserva non poche sorprese, prima tra tutte il Bighorn Canyon, tappa che non avevamo in programma ma che si è rivelata una bella sorpresa. Un’impressionante spaccatura che taglia a metà una pianura desertica, sicuramente una deviazione che vale la pena fare. Proseguendo passiamo attraverso la classica strada dritta che si vede nelle foto dei cataloghi delle agenzie che pubblicizzano i viaggi in USA, poi cominciamo a salire e il paesaggio cambia e ci inoltriamo in un paesaggio alpino dove vediamo cervi, caprioli e finalmente un alce che cercavamo da inizio viaggio! Sta brucando indisturbato in una radura e ci fermiamo ad osservarlo in tutta tranquillità.
Arriviamo a Little Bighorn alle 18 e siccome il sito chiude alle 20 decidiamo di entrare anche perché viste le alte temperature probabilmente questo è l’unico orario in cui il caldo da un po’ di tregua, al momento di fare il biglietto scopriamo anche che a partire dalle 18 l’ingresso non si paga. Il posto è bellissimo, verdi colline dove pascolano cavalli e un fiume (il Bighorn) sullo sfondo. In mezzo alla prateria spuntano le lapidi bianche dove gli indiani o i soldati sono caduti durante la famosa battaglia. E’ un luogo fortemente evocativo, i pannelli lungo il percorso spiegano lo svolgimento della battaglia; sembra quasi di sentire le urla dei combattenti e ci si aspetta di veder spuntare un indiano da dietro una collina. In mezzo a tutte le lapidi bianche spicca quella nera del Generale Custer morto nella battaglia in cui con soli 263 uomini si è trovato a combattere con più di 2000 soldati. Greta, grande appassionata di storia, ha gli occhi che brillano per l’emozione! Dopo la visita siamo sfiniti e andiamo subito a cercare un posto per dormire; troviamo un campeggio niente male e ci sistemiamo per la notte.
Ripartiamo in direzione Monte Rushmore. Durante il tragitto facciamo una sosta alla Devil’s Tower. Il posto è molto particolare e suggestivo (chi ha visto il film “Incontri ravvicinati del Terzo Tipo” sa di cosa sto parlando!). La leggende che raccontano come si è formata la montagna contribuiscono ad arricchire il mistero intorno a questa formazione. Ecco quella che la nostra famiglia ha scelto come preferita: “Una tribù indiana si accampò lungo un ruscello e sette sorelle con il loro fratellino si allontanarono per andare a giocare. Improvvisamente il giovane iniziò a tremare, i suoi piedi si trasformarono in artigli e il suo corpo si ricoprì di peli. Le sorelle scapparono rifugiandosi sul ceppo di un vecchio albero e una di loro pregò la roccia affinché salvasse loro la vita. Miracolosamente la terrà cominciò a sollevarsi, portando le bambine verso l’alto ma l’orso, diventato gigantesco, si aggrappò all’altura per cercare di raggiungere le prede. Secondo la leggenda, le profonde striature che oggi caratterizzano i pendii della Devil’s Tower sono i solchi lasciati dalle unghie della belva. La terra continuò ad alzarsi portando le sorelline verso il cielo, che diventarono così le sette stelle dell’Orsa Maggiore”.
La visita prende circa 3 ore, ci sono delle belle passeggiate e sicuramente è un posto da non perdere!
Salutiamo la Devil’s Tower e ci avviciniamo ancora un po’ alla prossima meta, il Monte Rushmore.
Ci fermiamo a dormire in mezzo alla foresta. La serata è splendida, la luna piena illumina il bosco e il silenzio è quasi irreale. Piazzo il cavalletto e comincio a scattare foto a raffica nella speranza che le immagini riescano a rendere la magia di questo momento!
Mattinata di viaggio, raggiungiamo il Monte Rushmore all’ora di pranzo e facciamo un picnic sotto lo sguardo di Washington. Ad ogni angolo si respira il tipico patriottismo degli americani, tutto è un richiamo alla fierezza i essere “born in the USA”. Percorriamo il President Trail, interessantissimo percorso con pannelli che raccontano la storia dei presidenti Washington, Jefferson, Roosvelt e Lincoln scolpiti sulla parete della montagna. Greta è al settimo cielo e percorre il President Trail come se camminasse sulle nuvole seguita a ruota da Giulia che si guarda in giro armata di piccolo binocolo! Finiamo la visita, il tempo di un gelato e un giro al negozio di souvenir e si riparte.
Scendiamo verso il Custer Park seguendo la Needle Highway, una strada che definire tortuosa è un eufemismo; curve a gomito e gallerie scavate nella roccia che mi costringono a scendere per controllare che il camper passi! La fatica è ripagata da splendidi panorami e da una bellissima visuale del Rushmore da un’altra angolazione.
Custer Park e Fort Laramie
Entriamo al Custer Park e veniamo accolti da una mandria di bisonti. Giriamo un po’ per il parco, è bellissimo e molto curato quasi da risultare un po’ finto, probabilmente l’impressione è dovuta anche dall’inevitabile paragone con lo Yellowstone! All’interno del parco non ci sono più campeggi disponibili ma abbiamo la fortuna di trovare una delle classiche aree di sosta in mezzo al bosco gestite dal Forest Service ad un prezzo decisamente inferiore rispetto a quelli all’interno.
Ci rimettiamo in moto la mattina presto e trascorriamo una giornata senza grandi emozioni. Giriamo ancora un po’ il Custer Park ma senza fare incontri particolari. Cominciamo a spostarci verso sud per avvicinarci a Denver. Attraversiamo alcuni paesi dall’aspetto poco rassicurante e tiriamo dritto fino a Fort Laramie dove ci fermiamo in un campeggio senza lode ne infamia.
Il mattino successivo facciamo per Fort Laramie, storica stazione di posta del Pony Express. La cittadina non è un granché e anche le rovine del fortino ci deludono un po’. Ci spostiamo per visitare l’Oregon Trail, una delle principali strade di migrazione che portava i pionieri verso le terre dell’Oregon e della California. Impressionanti sono i ben visibili solchi delle ruote dei carri rimasti sul terreno.
Ci spostiamo verso Cheyenne, capitale del Wyoming, dove trascorriamo l’ultima notte, il giorno dopo ci aspetta l’aereo che ci riporta a casa.
Questo viaggio ci lascerà il ricordo di una natura dalle mille sfaccettature e di panorami mozzafiato. Gli Stati Uniti sono un posto a misura di bambino e il camper ci ha come sempre aiutato a gestire le necessità soprattutto di Giulia, insomma un viaggio indimenticabile!
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{foto di copertina, via Shutterstock}
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Ciao! Probabilmente me la sono persa come informazione, ma esiste un sito ufficiale nel quale trovare le aree di sosta consentite nello Wyoming e nel South Dakota e nei pressi di Denver? Quelle dove praticamente anche consentito scaricare i liquami.
Grazie mille anticipatamente
Claudia