10 bellissimi giorni alla scoperta della Gaspesie in camper: ecco il racconto ricco e dettagliato del viaggio in Canada di Francesca coi suoi bambini, alla scoperta delle meraviglie naturalistiche del Canada.
Ho già raccontato in questi articoli la prima parte del nostro viaggio in Canada:
Nel preparare questo viaggio, ci siamo imbattuti in alcune foto della Gaspesie e ne siamo rimasti affascinati. Prima di partire abbiamo deciso quindi che, nonostante la quantità importante di chilometri da percorrere, avremmo tentato di raggiungere questa piccola penisola un po’ fuori dagli itinerari classici. Fortunatamente siamo riusciti ad organizzare le tappe in modo da guidare il più possibile durante l’orario pisolino e, non avendo avuto imprevisti, siamo riusciti a seguire l’itinerario che avevamo preparato da casa. Per fare ciò, però, abbiamo comunque dovuto ridurre ad una toccata e fuga le visite alle grandi città.
Da quando abbiamo ritirato il camper, abbiamo seguito questo itinerario: Québec City-Tadoussac-Parc du Bic-Parc de la Gaspesie-Parc du Forillon-Percè e Ile Bonaventure -Pointe-au-Perè e Trois Pistoles – Montreal.
Gaspesie in camper:
tutte le nostre tappe
QUEBEC CITY E LE CHUTES MONTMORENCY
Mentre progettavamo l’itinerario abbiamo capito che visitare Québec con il camper poteva essere un problema: temevamo infatti di non poter arrivare fino ai parcheggi più vicini al centro con il nostro mezzo. Abbiamo quindi deciso di organizzarci in questo modo: la prima notte abbiamo dormito in un comodo campeggio alle porte di Québec, e spostato il camper la mattina successiva, abbiamo poi raggiunto il centro città in autobus e dormito in un bellissimo camping a bordo lago e a due passi dalla meta successiva la seconda sera.
Una nota organizzativa: per fare il biglietto del bus bisogna avere i soldi contati, noi non li avevamo e siamo dovuti scendere dal mezzo e trovare qualcuno che ci cambiasse i contanti in monetine.
Abbiamo dedicato una sola giornata a Québec quindi, come scrivevo anche nell’introduzione, le nostre impressioni non possono che essere molto superficiali, e per informazioni più dettagliate consiglio di consultare gli altri articoli di Bimbieviaggi:
La città ci è piaciuta moltissimo: è allegra, colorata e accogliente. Appena oltrepassate le mura della città due ragazze gentilissime ci hanno consegnato una cartina turistica e segnalato i principali luoghi di interesse e per far giocare i bimbi ci hanno indicato un bel parco giochi nel Parc de l’Esplanade, sotto le mura della città.
A pochi passi dalle mura si trova lo splendido Château Frontenac: un albergo enorme e lussuosissimo che domina la città dall’alto e le sue porte dorate, la struttura imponente e i tetti di rame colpiscono molto Margherita, che è in piena fase “principesse”. Il panorama che si gode dalla Terrasse Dufferin, situata alle spalle dello Château, sulla città bassa e su Levis è incantevole e i cannoni presenti sulla Terrasse si trasformano in un attimo nel parco giochi perfetto per Dario e Margherita.
La città bassa (Old Québec) è carina e ci sono piaciute moltissimo le case affrescate e i negozi con le caratteristiche insegne in legno. Bisogna dire però che questa parte di Québec ci è sembrata molto più turistica, c’era moltissima gente e i negozi di souvenir sono ovunque.
Seguendo i consigli della Lonely Planet abbiamo abbandonato per un breve tratto il percorso più battuto e abbiamo imboccato Rue Sous les Caps: la strada è stretta e le case hanno balconi, scale esterne e terrazze di legno colorato, questa deviazione ci è piaciuta moltissimo!
Per risalire verso la parte alta della città si può prendere una funicolare, ma quando ci siamo passati noi c’era molta fila quindi abbiamo deciso di percorrere la strada a piedi, nonostante le rimostranze di papà Federico che non era molto intenzionato a spingere il passeggino su per le ripide stradine di Québec.
Il Parc de la Chute Montmorency si trova a pochi kilometri a nord di Québec, il salto della cascata è 30 metri più alto delle cascate del Niagara. La cascata si vede anche semplicemente percorrendo l’autostrada, ma noi abbiamo deciso di dedicare un po’ di tempo a questa sosta. Per accedere al parco abbiamo acquistato per 39CA$ il pacchetto family che comprende il parcheggio e un numero illimitato di corse in funicolare.
Per visitare la cascata abbiamo seguito un percorso ad anello: si può prendere la funicolare che lentamente, molto lentamente, conduce all’imbocco di un facile sentiero attraverso il bosco. Il sentiero è inizialmente pianeggiante e in un attimo si raggiunge un moderno ponte pedonale che permette di attraversare il fiume proprio nel punto in cui si tuffa nel vuoto: dal ponte lo spettacolo dell’acqua che precipita verso il basso è notevole, e si ha anche una bella vista sul fiume San Lorenzo.
Abbiamo poi proseguito per il sentiero guardando i temerari che si lanciavano nel vuoto lungo una spettacolare zipline, e abbiamo imboccato una serie di ripide scale e passerelle di legno che ci hanno riportati fino ai piedi della cascata. Il percorso volendo porta proprio ai piedi della cascata, dove si viene investiti da mille goccioline d’acqua e si esce inevitabilmente inzuppati ma la cascata vista da sotto è uno spettacolo che vale una doccia, soprattutto in una giornata calda come quella che abbiamo trovato noi! Il sentiero prosegue poi tornando verso il parcheggio, e attraversa un’area verde con tavolini all’ombra e un bel parco giochi. Noi abbiamo deciso di fermarci un po’ per lasciar giocare i bimbi, e ci siamo goduti un pic nic con vista sulla cascata.
Subito dopo pranzo siamo partiti alla volta di Tadoussac e abbiamo sfruttato il pisolino dei due giovani ma affaticati viaggiatori per macinare un bel po’ di chilometri attraversando un paesaggio sempre più “deserto”. Viaggiando verso nord le case vanno via via diradandosi, le città sono sempre più piccole, i boschi più fitti e la luce più intensa: stiamo raggiungendo le zone più isolate e selvagge del Québec.
TADOUSSAC: LE BALENE E LE DUNE DI SABBIA
Abbiamo percorso i circa 200km che separano Québec da Baie Sainte Catherine senza soste intermedie per lasciar riposare i bimbi il più possibile, e una volta arrivati abbiamo preso il traghetto gratuito che porta a Tadoussac. Durante la breve attesa del traghetto abbiamo intravisto qualcosa muoversi sotto il pelo dell’acqua acqua ci siamo diretti verso un punto panoramico: si trattava di tre beluga (piccole balene bianche) che nuotavano vicino a riva. Siamo rimasti letteralmente senza fiato! Non ci aspettavamo di avvistare così facilmente le balene, i bimbi sono rimasti entusiasti e noi siamo decisamente affascinati da questo incontro inaspettato. Le piccole balene ci hanno poi accompagnati poi durante quasi tutta la traversata verso Tadoussac!
Già prima di partire avevamo deciso di non fare whale watching, perché si tratta di escursioni abbastanza lunghe e immaginavamo che per Margherita avrebbe potuto essere interessante, ma sicuramente non per Dario. Abbiamo quindi preferito passeggiare un po’ per Tadoussac, che è una città molto carina, e tentare di avvistare le balene dalla costa. All’ufficio informazioni turistiche abbiamo trovato una comodissima cartina che illustra tutte le possibili passeggiate e i punti panoramici consigliati per avvistare le balene, e abbiamo deciso di avventurarci sul sentiero Point-de-L’islet che porta fino ad alcune rocce piatte in riva al fiume. Ci siamo seduti comodamente a giocare e a scrutare l’orizzonte in cerca di altre balene che però si sono fatte un po’ desiderare, ma noi ci siamo consolati con l’incantevole paesaggio sul fiordo, reso ancora più bello dalla luce del tardo pomeriggio.
Un’altra caratteristica di Tadoussac sono le dune di sabbia: una molto vicina al paese e raggiungibile a piedi camminando lungo la spiaggia, ma solo nei momenti di bassa marea, e una a qualche chilometro di distanza dalla città. Siccome noi siamo arrivati a Tadoussac nel tardo pomeriggio con l’alta marea, abbiamo visitato solo la duna più lontana.
Si tratta in realtà una ripidissima discesa di sabbia soffice e dorata alta circa 20 metri. Alla vista di questa distesa di sabbia i bimbi sono impazziti: si sono rotolati, insabbiati, inseguiti e divertiti un sacco mentre noi un po’ abbiamo giocato con loro e un po’ ci siamo soffermati ad ammirare questo panorama insolito.
Avremmo voluto fermarci qui a dormire perché il panorama era veramente incantevole, inoltre la presenza di vari camper in sosta libera ci rassicurava, ma abbiamo preferito comunque percorrere ancora un po’ di strada ed arrivare al porto di Les Escoumines visto che la mattina successiva ci attendeva il traghetto alle 7:45, e non siamo proprio tipi da levatacce.
Tutto sommato è andata bene: ci siamo fermati in sosta libera in un piccolo parcheggio accanto al molo dei traghetti di Les Escoumines e abbiamo cenato seduti sui sassi in riva al fiume ammirando il panorama in un silenzio assoluto (se non consideriamo i nostri schiamazzi, ovviamente). Per noi è stata la prima notte in sosta libera e, superati un po’ di timori iniziali dovuti anche al fatto che nel parcheggio che abbiamo scelto eravamo soli, siamo rimasti colpiti dalla sensazione di assoluta libertà, e in quel preciso momento abbiamo realizzato che il camper per noi in questo viaggio sarebbe valso fino all’ultimo centesimo pagato per averlo.
Una nota organizzativa: noi non avevamo prenotato da casa il traghetto da Les Escoumines a Trois Pistoles perchè volevamo avere la libertà di decidere all’ultimo momento quale traghetto prendere in base al giorno e all’ora di arrivo a Tadoussac: gli orari e il numero di partenze giornaliere variano a seconda del giorno della settimana e del periodo dell’anno. All’ufficio informazioni di Tadoussac però ci hanno caldamente consigliato di effettuare comunque la prenotazione per la mattina successiva, e siamo stati costretti a farlo telefonicamente, tentando di comunicare con un operatore che parlava molto più volentieri francese che inglese. Mi sentirei quindi di consigliare, se possibile, di prenotare il traghetto almeno qualche giorno prima.
La mattina successiva siamo saliti sul traghetto ancora in pigiama (i vantaggi di dormire al porto sono anche questi!) e abbiamo fatto colazione in camper mentre la nostra imbarcazione ci portava verso la Gaspesie. Avremmo voluto ammirare il panorama dal ponte della nave, ma l’aria del mattino era gelida e abbiamo preferito rifugiarci al coperto. Dai finestroni del salone abbiamo comunque potuto vedere alcune foche che nuotano tranquille, un paio di beluga e una balena. Sulla nave ci sono degli utili cartelli che spiegano come riconoscere le varie specie, e Margherita è rimasta a lungo a studiarli cercando di capire a chi appartenessero le pinne che vedeva sbucare dall’acqua.
L’arrivo in Gaspesie:
i Parchi Nazionali della penisola
PARC NATIONAL DU BIC
All’ingresso del Parc du Bic ci è stata consegnata una mappa dei sentieri e ci sono stati indicati gli orari delle maree, che sono fondamentali per poter organizzare la giornata perché con l’alta marea alcuni sentieri non sono percorribili.
Abbiamo deciso di visitare subito la Ile Aux Amours (raggiungibile solo in orario di bassa marea) ed eravamo partiti attrezzati con zaino porta bimbi, ma nel parcheggio ci siamo imbattuti in una serie di carretti che hanno subito attirato l’attenzione di Dario e Margherita: in un attimo ne hanno preso uno e ci hanno costretti a trascinarli lungo la spiaggia. Per loro è stato sicuramente un gran divertimento e per noi palestra assicurata, ma non è stata un’ottima idea: il sentiero inizia sulla spiaggia ma poi prosegue in salita e attraversa il centro dell’isola, quindi per poterlo percorrere siamo stati costretti a riportare il carretto al parcheggio e caricarci Dario in spalla!
Sull’isola il panorama è stupendo: eravamo le uniche persone a camminare sulla spiaggia e il mare ritirandosi lascia scoperta la sabbia melmosa, l’erba e le alghe. La passeggiata è semplice e veramente piacevole e anche Margherita, una volta abbandonato il carretto, ha camminato senza problemi.
Ci siamo poi spostati verso Cap Caribou e dopo una ripida discesa abbiamo proseguito su una spiaggia di ciottoli fino ad un punto di avvistamento, da cui si può ammirare una colonia di foche intenta a prendere il sole su alcuni scogli. Abbiamo assistito anche a una lite tra foche che si contendevano lo stesso scoglio e i bimbi sarebbero rimasti qui tutto il giorno ad osservare questi buffi animali!
L’ultimo sentiero che abbiamo deciso di percorrere è Chemin du Nord. Abbiamo fatto un bel pic nic in spiaggia, o meglio, su quella che con l’alta marea sarebbe una spiaggia, ma quando siamo arrivati noi il mare era lontanissimo e aveva lasciato il posto a una distesa di sabbia melmosa e Dario e Margherita hanno trascorso una buona mezz’ora saltellano nel fango e rincorrendo i granchietti. Finito di mangiare abbiamo percorso parte del sentiero, costeggiando il fiume e ammirando il panorama, ma ad un certo punto abbiamo deciso di rientrare: Margherita era ormai molto stanca e tutto sommato il peso di Dario cominciava a farsi sentire!
A pochi chilometri dal Parc du Bic, lungo la route 132, abbiamo fatto una breve sosta al Centre D’art Marcel Gagnon. Sulla riva del fiume l’artista ha creato un’opera d’arte singolare: un centinaio di statue emergono dal mare con la bassa marea, per essere poi nuovamente sommerse con l’alta marea. L’opera è sicuramente d’impatto e mentre Dario ha preso l’installazione come un parco giochi, Margherita ha osservato a lungo le diverse espressioni delle statue ponendoci molte domande.
Dal Centre D’art Marcel Gagnon abbiamo poi proseguito verso nord e mentre i due piccoli viaggiatori dormivano sul sedile posteriore, noi abbiamo avuto modo di goderci un momento di temporanea tranquillità.
Questo tratto di strada secondo noi è uno dei più affascinanti di tutta la Gaspesie: la strada passa vicinissima al mare e si incontrano solo poche casette di legno colorato con giardini impeccabili e prati curatissimi. Mentre guidiamo riflettiamo sul fatto che un po’ ci piacerebbe vivere in un posto del genere, ma sicuramente deve essere molto impegnativo riuscire ad abitare in posti così isolati, che in inverno con la neve sono ancora più difficili da raggiungere. Ad un certo punto Dario e Margherita si svegliano e tutti insieme riusciamo a scorgere anche dalla macchina alcune balene!
Quella sera abbiamo dormito in un campeggio carino lungo la strada, con un bel parco giochi e piazzole delimitate da siepi. L’unico inconveniente è che durante la cena veniamo assaliti dalle malefiche mouches blanches che decidono di fare un bello spuntino con le orecchie dei piccoli. Queste punture sono non molto fastidiose ma ci hanno molto impressionati perché sono abbastanza sanguinolente. Io e Federico ci siamo allarmati, ma la signora del campeggio ci ha subito tranquillizzati e ci ha spiegato che in Gaspesie questo tipo di insetti è molto comune e che per evitare le punture l’unica soluzione è coprirsi il capo e le orecchie soprattutto durante le passeggiate nei boschi. Per fortuna questa sarà l’unica volta in cui avremo a che fare con questi malefici moscerini!
SAINT ANNES DES MONTS: L’ACQUARIO DIDATTICO EXPLORAMER
Per caso in un ufficio informazioni abbiamo recuperato un depliant di Exploramer, un piccolissimo acquario didattico di quelli che piacciono a noi, e visto che in tutta la vacanza non avevamo messo in programma nessuna attività specifica per i bambini, abbiamo deciso di fare una breve sosta. L’acquario è diviso in due parti: al piano superiore al momento della nostra visita c’era un’esposizione temporanea riguardante gli squali: abbiamo potuto toccare con mano e guardare al microscopio la pelle di squalo, maneggiarne i terribili denti e abbiamo assistito alla proiezione di alcuni filmati un po’ troppo spaventosi per Margherita. Al piano inferiore invece, suddivisi in una ventina di vasche corredate da cartelli illustrativi, nuotano le specie endemiche del golfo del San Lorenzo.
Ogni ora viene inoltre proposta un’attività didattica durante la quale una guida del museo permette ai bambini di accarezzare ed osservare da vicino granchi, aragoste, cetrioli di mare, stelle marine e paguri mentre racconta alcune curiosità riguardanti le varie specie. Tra i visitatori dell’acquario eravamo gli unici a non parlare francese, quindi la guida è stata costretta a faticare un po’ per farsi capire anche da noi, ma fa del suo meglio per riuscire a coinvolgere anche i nostri bimbi. Dario e Margherita sono rimasti affascinati ed incuriositi dal contatto con gli animali, e noi siamo stati felici di vedere con quale delicatezza e attenzione entrambi si ponessero verso questi piccoli esseri viventi.
PARC NATIONAL DE LA GASPESIE
Il Parc National de la Gaspesie è particolarmente esteso e per raggiungerlo bisogna abbandonare temporaneamente la strada costiera e addentrarsi nei boschi, che caratterizzano la zona centrale della penisola. Un po’ perchè il tempo è sempre tiranno e un po’ per non far affaticare troppo Margherita (Dario non fatica ancora, fatico più che altro io a portarmelo in spalla!) abbiamo rinunciato ai mille possibili percorsi di trekking e una volta raggiungo il Lac Cascapedia abbiamo noleggiato una barca a remi. Dopo aver indossato dei meravigliosi giubbotti di salvataggio ci siamo lanciati nel tentativo di guidare la nostra imbarcazione verso il centro del lago. Papà Federico ci ha messo un po’ a familiarizzare con i remi, ma dopo qualche tentativo di scarso successo siamo riusciti ad allontanarci dal pontile.
Il lago è bellissimo, circondato da boschi e montagne e al centro del lago la quiete e il silenzio sono assoluti (sempre se escludiamo il rumore generato da noi!). Dario e Margherita si sono divertiti nel fare i lupi di mare e siamo anche riusciti ad evitare che finissero in acqua, che era il mio timore principale! Sul lago abbiamo incontrato tante libellule che volano sulle ninfee: questa gita in barca è stata decisamente una bella esperienza.
Anche il tratto di strada tra Sainte Anne Des Montes e Gaspè secondo noi è veramente incantevole: la strada corre vicino al fiume san Lorenzo, che si allarga fino a diventare il golfo del San Lorenzo (dalla macchina abbiamo avvistato altre due balene, è impossibile abituarsi a queste sorprese improvvise). Abbiamo fatto una sosta doverosa a La Martre: qui si trova un piccolo faro rosso che domina il golfo del San Lorenzo, e la foto di questo faro è stata una di quelle che ci hanno spinto ad intraprendere questo viaggio.
La sera abbiamo dormito in un’area di sosta gratuita che mi sento di consigliare a chi dovesse trovarsi da queste parti in camper: basta fermarsi al cartello Haute Municipale all’ingresso del paese di Sainte Yvon e ci si trova in un piccolo parcheggio a due passi dal mare, con accesso alla spiaggia. Accanto al parcheggio c’è un parco giochi, un bar che alla mattina apre alle 7, i bagni pubblici gratuiti (ovviamente puliti, dotati di sapone e carta igienica) aperti h24 e tante panchine di legno colorate. Abbiamo potuto cenare guardando il tramonto sul mare, i bimbi hanno apprezzato moltissimo il parco giochi e alla mattina abbiamo avuto anche la possibilità di fare due chiacchiere con la gentilissima barista.
PARC DU FORILLON
Al Parc du Forillon abbiamo dedicato una giornata piena perché i sentieri da percorrere sono tanti, molti sono di difficoltà bassa e sono quindi affrontabili senza troppa fatica anche dalla nostra piccola camminatrice.
Percorrendo il breve sentiero “prelude a-u-Forillon” abbiamo incontrato un grosso istrice impegnato a fare colazione con un po’ di erbetta e, cercando di non disturbarlo, siamo rimasti a lungo ad osservare questo animale per noi insolito.
Ci siamo poi spostati verso “La Chute”: un sentiero nel bosco conduce ad una cascatella che scende da una parete muschiosa. Non è proprio una cascata spettacolare ma abbiamo avuto modo di fare un bel picnic e Dario e Margherita non hanno certo perso l’occasione di mettere i piedi nella gelida acqua di fiume.Abbiamo poi percorso parte del sentiero che porta alla “Bou du Monde”: l’intero percorso sarebbe di 8 km (4 ad andare e 4 a tornare), ma per Margherita sarebbe stato decisamente troppo. Il sentiero inizia in un bosco non troppo fitto e si può poi decidere se camminare sulla pista da mountain bike o se scendere più in basso e camminare sul ciglio della scogliera. Il percorso è abbastanza pianeggiante e piacevole e anche in questa occasione siamo stati molto fortunati: c’era un bel sole e molto caldo. Prima di rientrare ci siamo fermati su una scogliera a fare merenda, e ci è capitato un episodio di quelli che restano impressi nella memoria per tanto tempo: mentre stiamo mangiando le nostre mele osservando le che si tuffano in mare per pescare, sentiamo il respiro di una balena vicinissima a noi e la vediamo apparire proprio ai piedi della scogliera! Avevamo già incontrato tante balene durante questa vacanza, ma questo è stato sicuramente l’avvistamento più emozionante.
Siccome le camminate sono state abbastanza impegnative per tutti, abbiamo concluso la giornata in spiaggia a Penouille mangiando un meritato gelato! L’acqua è fredda e con un po’ di coraggio si potrebbe anche tentare di fare un bagno, ma tutto sommato preferiamo evitare: il mare non ci attira tantissimo e anche i bimbi non chiedono di tuffarsi, quindi ci siamo limitati a passare il tempo giocando con la sabbia e chiacchierando.
PERCE’ E ILE BONAVENTURE
Percè è un piccolo paese molto carino, caratterizzato dalla vista sulla Ile Bonaventure e sul famosissimo Rocher Percè: un’enorme roccia che spunta dal mare proprio di fronte al porto del paese. Questo è probabilmente il posto più turistico di tutta la Gaspesie e in giro c’è parecchia gente, abbiamo addirittura fatto fatica a trovare un posto in campeggio. Oltre alla visita al paesino, le attrazioni turistiche principali di Perché sono il Rocher e l’Ile Bonaventure: un’isoletta a poca distanza dalla costa che è interamente parco naturale, percorsa da vari sentieri di diversa lunghezza e difficoltà.
Noi abbiamo deciso di prendere il traghetto che fa prima un passaggio vicino al Rocher Percè e che porta poi sull’isola, dalla quale ogni mezz’ora partono i traghetti che riportano sulla terraferma. Ci sono un paio di agenzie che propongono questo tour, ma per quel che abbiamo visto noi sono equivalenti e col biglietto di una agenzia si può addirittura salire anche sulla nave dell’altra. È importante sapere che sull’isola non c’è acqua corrente e, come è facile immaginare, gli unici due punti di ristoro presenti hanno poche cose e tutte molto costose.
Il Rocher visto da vicino è stupendo: durante il giorno cambia più volte colore a seconda della luce e passandoci vicino con la barca ci colpisce per le sue dimensioni colossali. Navigando intorno alla Ile Bonaventure siamo passati vicino alcune foche e ci siamo avvicinati alla colonia di 100mila sule che vive sull’isola.
Una volta sbarcati siamo stati accolti dai Ranger del parco che ci hanno spiegato alcune regole base che chiunque frequenta un parco naturale dovrebbe rispettare (non lasciare in giro cartacce, non dare da mangiare agli animali selvatici, ecc). Inoltre, le famiglie con bambini possono richiedere all’ufficio del parco un quadernino che tramite una specie di quiz e una serie di pannelli illustrativi, guida attraverso il bosco fino alla colonia delle sule. È un piccolo espediente ma grazie a questo stratagemma Margherita arriva a destinazione senza mai lamentarsi.
Noi purtroppo non ci eravamo informati bene e siamo arrivati sull’isola sbagliando completamente l’attrezzatura: non avevamo con noi niente per il pranzo e abbiamo portato il passeggino anziché lo zaino porta bimbi. Per fortuna il parco offre gratuitamente dei passeggini da montagna, ma sono pesantissimi e veramente poco maneggevoli, inoltre siamo costretti a percorrere il “Sentier de Colonies”, che ci viene indicato come l’unico adatto alle famiglie ed accessibile ai passeggini, sia all’andata che al ritorno. Il sentiero non ha scale ma è in parte in salita, e ci siamo ritrovati a spingere un enorme passeggino su per un sentiero sconnesso di 2,6 km.Dopo una camminata che, trascurando la fatica, è stata veramente molto piacevole, siamo arrivati alla colonia di sule: animali bellissimi, bianchi, col becco arancione e gli occhi azzurrissimi. Dal punto di osservazione abbiamo avuto modo di osservare le dinamiche della colonia, aiutati anche da alcuni pannelli illustrativi: abbiamo visto le femmine covare le uova, i maschi cacciare il cibo e portarlo ai loro piccoli, una coppia che prepara il nido, due maschi che litigano per il territorio.
BONAVENTURE: il BIOPARCO
Dopo aver lasciato Percè abbiamo continuato a seguire la route 132, che porta fino a Bonaventure. Il paese non è particolarmente degno di nota ma abbiamo deciso di fermarci per spezzare il viaggio visitando il bioparco, che è convenzionato con l’Exploramer di Sainte Anne des Montes, quindi esibendo il biglietto d’ingresso dell’acquario si ha diritto ad un piccolo sconto.
In questo caso noi adulti siamo rimasti un po’ delusi: agli animali viene dato da mangiare facendo una specie di spettacolo di abilità, e presto anche Dario e Margherita si sono stancati di questo teatrino e si sono concentrati solo sugli animali. Le gabbie sono abbastanza grandi e buona parte degli animali presenti in questo parco sono stati vittime di bracconaggio o sono stati salvati da allevamenti illegali, e molti non sarebbero in grado di sopravvivere in natura. Abbiamo la possibilità di vedere da vicino linci, lupi, volpi, alci, puma, procioni, una bellissima civetta bianca e un buffo orso bruno che faceva il bagno in una tinozza, mentre i castori sono riservati e non si sono fatti vedere.
Terminato il percorso all’interno del bioparco si può visitare il rettilario, dove papà Federico ha pensato che fosse una buona idea prendere in mano un insetto stecco mentre Dario e Margherita lo guardavano schifati. Poco dopo però i piccoli non si sono fatti problemi ad accarezzare un bel rospo e questa volta siamo stati noi ad osservarli un po’ perplessi!
Le ultime tappe in Gaspesie:
Rimouski e Pointe-au-pere
La strada che separa Bonaventure da Rimouski è lunga e dopo un po’ di indecisioni decidiamo di percorrerla tutta in un pomeriggio: tutto sommato i giorni precedenti sono stati abbastanza tranquilli e possiamo chiedere un piccolo sforzo ai due giovani viaggiatori. Avevamo programmato una prima sosta a Carleton Sur Mer ma per la prima volta dopo parecchi giorni il tempo era nuvoloso, e quella che avevamo pensato come sosta per fare il bagno in mare si è trasforma in sosta parchetto. C’è però da dire che noi un parchetto così grande non lo avevamo mai visto!
La strada che attraversa la Gaspesie per riportarci sulle sponde del San Lorenzo attraversa boschi e gigantesche segherie costeggiando il fiume Matapedia. Siamo passati vicino a due bei ponti coperti e qualche paese carino, ma per il resto abbiamo trovato la strada abbastanza monotona e come se non bastasse è arrivata anche la pioggia a dissuaderci da qualsiasi sosta intermedia. Dopo circa 3h30 siamo arrivati a Rimouski e ci siamo diretti verso il faro di Pointe-au-Peré, che avevamo visto ma non visitato il primo giorno in Gaspesie. Sotto al faro c’è un’enorme area sosta gratuita in riva al mare, quindi abbiamo di nuovo optato per la sosta libera con cena panoramica.
A Pointe-au-Pere ci sono un faro moderno, un sottomarino costruito negli anni 60 e un museo che illustra la storia e il tragico naufragio della nave da crociera Empiress of Irland, affondata nel 1914 nel golfo del San Lorenzo. Noi abbiamo deciso di non visitare il museo perché non ci sembrava adatto ai bambini, ma di concentrarci solo su faro e sottomarino.
Entrare dentro al sottomarino è piaciuto molto sia a Dario che a Margherita e la visita per noi adulti è stata molto interessante e dettagliata, piena di aneddoti e dettagli tecnici. Purtroppo, però, non ci sono audioguide in italiano e non c’è niente di dedicato ai bambini. Per parte della visita noi genitori abbiamo ascoltato l’audioguida e cercato di riportare ai bimbi il maggior numero di dettagli possibile, ma questo ha reso la visita abbastanza lenta. Nonostante inizialmente Dario e Margherita fossero molto interessati e colpiti da questo ambiente insolito, dopo un po’ si sono stancati di ascoltare le nostre spiegazioni.
Al faro si accede solo tramite visita guidata: dopo aver percorso una strettissima e ripidissima scaletta ci si trova nella stanza della lampada. Il panorama sul San Lorenzo è molto bello, e in questo caso gli aneddoti raccontati dalla guida hanno fatto la differenza: guardiamo con terrore la porticina per uscire sul ballatoio esterno e la piccola scaletta che serviva al guardiano del faro per pulire i vetri e ritinteggiare la cupola.
L’arrivo a Montreal
A questo punto della vacanza siamo costretti di macinare un bel po’ di kilometri per poter riconsegnare il camper a Montreal. Durante il percorso abbiamo fatto una breve sosta nel paesino di Trois Pistoles e abbiamo trascorso la notte in un bruttissimo campeggio a Levis, ma purtroppo la stanchezza e il timore di non trovare posto altrove ci hanno fatto decidere di fermarci nonostante la sistemazione non fosse delle migliori. I proprietari del campeggio però ci hanno indicato una piscina comunale vicina e gratuita (Aquarena). Non è la piscina più moderna del mondo ma i bimbi dopo una giornata per loro un po’ impegnativa si sono potuti sfogare con mille tuffi e scivolate, e noi siamo rimasti colpiti da questa struttura ad accesso libero con tanto di bagnini, salvagenti gratuiti, docce e spogliatoi.
La mattina successiva, dopo poco più di 2 ore di guida, siamo arrivati a Montreal per riconsegnare il camper. I gentilissimi gestori dell’agenzia di noleggio ci hanno fatto accompagnare in hotel da una loro amica, evitandoci una bella sfacchinata tra treno e metropolitana!
Anche la visita a Montreal, come del resto la visita alle altre città canadesi, è stata molto superficiale quindi anche in questo caso riporto le mie impressioni e rimando agli altri diari che si possono trovare qui su Bimbieviaggi.
La zona di Vieux Montreal ci è molto piaciuta molto: stradine acciottolate e tanta gente a passeggio, abbiamo fatto una breve sosta al Marchè Bonsecours dove non siamo riusciti a resistere alla tentazione souvenir! Abbiamo poi proseguito la nostra piacevole camminata verso Place Jaques Cartier e siamo arrivati alla Cattedrale di Notre Dame proprio quando si stava per scatenare un violentissimo acquazzone. Mentre fuori scendeva tutta la pioggia che non abbiamo preso durante i 13 giorni noi siamo rimasti per almeno mezz’ora al riparo all’interno della chiesa che ci è piaciuta moltissimo: è una chiesa moderna ma il soffitto blu conferisce all’ambiente un’atmosfera molto raccolta e particolare, e le vetrate fanno entrare una luce bellissima.
Usciti dalla chiesa ci siamo intrufolati nell’atrio del New York Life Building, e Margherita è rimasta affascinata dagli interni in stile art decò che ricordano un po’ l’Empire State Building di New York.
Nei nostri viaggi la ricerca di un posto per pranzare o cenare si trasforma molto spesso in un disastro, e questo è uno dei motivi per cui da quando sono nati i bimbi preferiamo alloggiare in appartamento. A Montreal, però, abbiamo prenotato un albergo senza cucina, quindi eravamo costretti a cenare fuori e armati di Lonely Planet e pazienza abbiamo iniziato ad esplorare la coloratissima zona di Chinatown. Stavamo già cominciando a disperare quando ci siamo imbattuti in un fiume di persone e abbiamo deciso di unirci alla folla. Per una volta siamo stati fortunati: ci siamo ritrovati nel bel mezzo di un animatissimo festival pieno di banchetti di street food e gente che suona. L’atmosfera è festosa, fortunatamente è tornato il sereno e noi ci siamo goduti la nostra ultima sera in un’atmosfera che più canadese non si può!
Il mattino seguente siamo andati a visitare il Parco Olimpico e la sua caratteristica torre inclinata, e nonostante il prezzo del biglietto abbiamo deciso di prendere l’ascensore per di salire sulla torre: siccome non siamo riusciti a visitare la CN Tower a Toronto abbiamo cercato di recuperare in qualche modo! Il panorama di Montreal dall’alto è molto bello, ma il Parco Olimpico non è niente di speciale, forse avremmo potuto sfruttare diversamente la mattina.
L’ultima tappa del nostro viaggio è stato il bellissimo Parc du Mont Royal: il parco è enorme e forse abbiamo avuto la fortuna di vederlo nella sua veste migliore: essendo sabato c’è tantissima gente che passeggia, corre, va in bicicletta, fa picnic e si rilassa. I sentieri del parco sono molto belli e in alcuni punti si gode del panorama sui tetti di Montreal. Dopo una lunga pausa al bel parco giochi ci dobbiamo rassegnare: è ora di tornare a casa, e in albergo ci aspetta il taxi pronto a portarci all’aeroporto.
Dai un’occhiata anche qui:
Montral con bambini: tutti i nostri racconti
La nostra vacanza volge al termine ma il Canada ci ha di nuovo stregati con la sua natura selvaggia, la gentilezza dei suoi abitanti, gli spazi enormi, le casine colorate ed ordinate, e sappiamo che anche questa volta non si tratta di un addio ma un arrivederci alla prossima avventura!
Per leggere tutti gli articoli sul nostro viaggio, clicca qui: Canada by Francesca
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Francesca
{testi e fotografie di Francesca Rubbianesi}
{foto di copertina Rocer Perque by Pinkcandy/Shutterstock}
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