Oggi partiamo alla volta del Myanmar (ex Birmania) grazie a babbo Marco e al suo emozionante diario di viaggio. Un racconto, d’amore e di viaggi, che ci ha fatto commuovere. Marta, sua figlia, ne è la protagonista.
Una volta, due genitori strampalati hanno trascinato la loro piccolina di un anno e mezzo a partecipare alla festa indù più folle che esista, il Kumba Mela. L’hanno fatta immergere nelle acque limpide e gelide del Gange nella città sacra di Haridwar, ammirando gli occhi della propria bambina sprizzare lampi di gioia con l’acqua che giocava festosa insieme a lei inondando di gioia tutto quello che la circondava.
Questo era forse il vero inizio della vita di viaggiatrice di Marta, ci sono stati poi tantissimi luoghi, tantissimi aerei, tantissimi volti amici, mani da stringere, bambini con cui giocare, animali meravigliosi da osservare da vicino e poi racconti, linguaggi e musiche mai sentite, abbracci insieme ai propri genitori di fronte a paesaggi e tramonti la bellezza e la meraviglia le sono entrati per sempre nel cuore.
Tante esperienze per le quali si potrebbe davvero scrivere un libro! Esperienze che hanno forgiato un’esploratrice di nove anni che ha sicuramente più timbri sul passaporto di quanti non ne avessi io a venti anni, una ragazza che tiene la mano alla mamma al decollo perché sa che ha paura, ama volare e andare lontano. Ormai quando viaggiamo e dobbiamo alzarci in orari assurdi lei risponde candidamente “Che problema c’è! vado a letto vestita…”
Non c’è più itinerario che non venga scelto anche insieme a lei.
Quando le confidiamo la destinazione scelta da noi genitori, prima di confermare i voli, le spieghiamo il paese scelto, insieme poi su internet facciamo delle piccole ricerche per vedere se c’è qualcosa che può interessare una bambina di nove anni.
VIAGGIARE CON BAMBINI:
LE RIFLESSIONI DI BABBO MARCO
Prima di spiegarvi il nostro Myanmar, vorrei soffermarmi su una riflessione che c’eravamo posti all’inizio del nostro percorso “Perché viaggiare con i bambini fin da piccoli?”. Risponderò in maniera sintetica anche se forse questa domanda necessiterebbe un approfondimento a parte.
Guardo Marta e vi racconto cosa vedo in lei ora che ha nove anni e viaggia da quando aveva otto mesi: è una persona abituata a viaggiare, è consapevole delle attese ai check-in, ai lunghi spostamenti in aereo o con qualsiasi altro mezzo, ormai noi la consideriamo una compagna di viaggio che si interessa, cerca di muoversi in autonomia negli aeroporti, non servono più escamotage da tirar fuori in momenti di crisi, non è mai annoiata né stanca, è molto entusiasta e assetata di curiosità.
L’arricchimento e la crescita che ha ricevuto nel conoscere paesi molto distanti dal nostro, le ha fatto conoscere realtà che sono fatte anche di bambini che non possono permettersi né scarpe né giochi, alcuni addirittura che vivono negli orfanotrofi di Calcutta o villaggi protetti in Africa ed è per questo forse che Marta è una bambina altruista, poco capricciosa e viziata anche se figlia unica. Ha una fantasia fervida e tanta curiosità che la rendono interessata alle materie scolastiche, si sta appassionando molto alla storia e la geografia, apprende con facilità le lingue ed è una bambina che non ha problemi a socializzare con chiunque.
….Insomma tutto questo al prezzo di una vacanza… Non è male!
Cosa significa viaggiare con i bambini? Piccoli esploratori crescono
MYANMAR CON BAMBINI…
…UN DESIDERIO CHE SI AVVERA
Il Myanmar era nella lista dei nostri desideri ed era un po’ di tempo che lo studiavamo.
Abbiamo scelto un giro che aggiunge all’itinerario classico le etnie e per questo abbiamo sacrificato il mare.
Il Myanmar ha geograficamente una forma un po’ particolare quindi necessita di voli interni.
La parte che ci interessava davvero molto era lo Stato dei Chin dove si incontrano tantissime etnie e dove si possono ammirare le splendide Tatoo Lady, donne dal volto completamente tatuato e ricco di ricordi di una cultura ancestrale, dove l’animismo e la natura hanno ancora la meglio rispetto ai tentativi maldestri di evangelizzazione da parte dei monaci cristiani.
Devo specificare che ci avevano sconsigliato questa zona perché c’era il sospetto ci fossero casi di malaria. Noi siamo andati lo stesso pensando che l’altezza del luogo che sale la cima del monte Vittoria e le temperature rigide ci avrebbero protetto un po’, abbiamo portato con noi abiti lunghi e un forte repellente, non abbiamo fatto alcuna profilassi. Arrivati nello stato Chin, zanzare non ne abbiamo trovate, parlando inoltre con le guide locali ci hanno rassicurato sul fatto che casi di malaria non ne esistevano.
Devo confessare che per noi che siamo sempre alla ricerca dell’autentico e del “fuori dalle rotte turistiche” lo stato Chin è stata forse la parte più bella del viaggio. Non è comunque una zona facile da visitare per i seguenti motivi: ci si arriva solo con la Jeep 4×4 dopo lunghe ore di strada sterrata che si arrampica sulle montagne, i paesaggi sono mozzafiato ma non è certo un viaggiare comodo. Ci sono diverse strutture ma tutte estremamente spartane, la sera fa molto freddo e non c’è riscaldamento e a volte nemmeno acqua calda, il cibo scarseggia e, infine, bisogna camminare un po’ per raggiungere i villaggi.
Ci vuole davvero un buono spirito di adattamento e avventura ma tutto è ampiamente ripagato dallo splendore del luogo e dalla bellezza delle genti.
A parte questa doverosa premessa, devo confessare che per noi il Myanmar è stata una meravigliosa scoperta.
Siamo andati in novembre che è alla fine della “bassa stagione”: in questo periodo il clima è perfetto perché non piove e non è eccessivamente caldo, inoltre siamo riusciti a trovare una buona offerta per i voli.
Viaggiare in Myanmar non è molto costoso, si trovano strutture dignitose e pulite per tutti i prezzi fino ad arrivare però a meravigliosi alberghi extralusso. Insomma, è per tutte le tasche!
Mangiando la cucina locale, abbiamo speso dai 3 euro fino agli 8 euro in tre. Hanno due tipi di cucina.
Un tipo di cucina si basa su piccole pietanze: si sceglie la pietanza principale che può essere pesce (hanno un pesce buonissimo anche se di acqua dolce), pollo, maiale e poi oltre a quello portano in tavola tantissime ciotoline con riso e molte verdure fatte in molti modi, alcune di queste pietanze sono molto piccanti ma con il riso bianco e scegliendo una portata principale non speziata con i bimbi ci si salva sempre.
L’altro tipo di cucina, esageratamente buona è il barbecue: sono localini che si trovano per strada, entrando si sceglie cosa si vuole mangiare e si mette nel cestino. C’è veramente ogni tipo di carne, verdura e pesce, si specifica se ci si vogliono o meno le spezie e si attende pazientemente a tavola. Il servizio è espresso e la piccola attesa paga la qualità ottima delle materie prime.
Noi approfittavamo di questi momenti per scrivere il diario di bordo che ci aveva chiesto la maestra di compilare o giocare a Uno. A tal proposito devo dire che in alcuni momenti giocavamo a essere giornalisti di viaggio in missione per la maestra Katia. L’aver condiviso con essa il nostro essere viaggiatori ci ha aiutato molto perché la maestra, oltre a darci il programma che avrebbe fatto durante la nostra assenza e che noi abbiamo diligentemente svolto nei momenti più impensati e in particolare durante i trasferimenti, ha responsabilizzato tantissimo Marta, dandole il compito di fare un diario di viaggio, una relazione fatta di descrizioni, riflessioni, foto su quello che stava vivendo. Al rientro Marta avrebbe dovuto esporre la relazione alla sua classa facendo una piccola lezione sul Myanmar; questo l’ha portata a interessarsi moltissimo, facendo ogni tipo di domanda e scoprendo il paese con i suoi occhioni curiosi.
Nei posti in cui è stato possibile abbiamo sempre scelto alberghi con piscina. Marta è un pesciolino e quando si tornava la sera un bel tuffo era proprio quello che le ci voleva. Inoltre, ogni volta che le pagode da visitare erano un po’ troppe per lei, ricordarle cosa le aspettava una volta tornati in albergo le dava subito l’energia!
Quando si viaggia con i bambini bisogna sempre cercare di mediare tra i nostri ritmi e i loro, cercando di creare un’armonia che permetta a tutta la famiglia di viaggiare sereni e felici, è davvero importante secondo me che ogni famiglia trovi il proprio ritmo secondo le proprie caratteristiche e considerando l’età dei bimbi che si portano in viaggio.
Noi siamo gli “sciagurati” che hanno calato una bimba di un anno e poco più in uno sperduto cenote nello Yucatan. Quella bimba era felice e spensierata perché ama l’acqua. A volte però, ci siamo fermati a giocare su di un’altalena che era sicuramente uguale o forse anche più bruttina rispetto a quella che abbiamo nel parco vicino casa, magari sacrificando la visita di qualche monumento. Anche quello è viaggio, magari dopo un po’ arrivava un bimbo diverso da Marta ma con la stessa voglia di giocare e fare amicizia. In quei momenti può forse sembrare di perdere qualcosa del tour che stiamo vivendo, ma di sicuro regala ai bimbi un’esperienza fatta di risate che crea in loro una memoria emotiva positiva rispetto a quello che stanno vivendo, il viaggio.
MYANMAR CON BAMBINI:
LE TAPPE DEL NOSTRO ITINERARIO
Yangon è la capitale del Myanmar che vi lascerà stupiti se avete visitato altre capitali orientali per la sua maniera pulita e ordinata di esistere. È Una città molto verde dove modernità e antichità convivono perfettamente.
Noi abbiamo visitato anche la vicina Bago molto carina e ricca di pagode da visitare. Per visitare i monumenti si paga un biglietto che è piuttosto caro rispetto ai costi per vivere il Myanmar ma, considerato che è un loro modo per finanziarsi e mantenere i monumenti, da turisti lo si può accettare.
Vi sorprenderà l’enorme frenesia che esiste prima di addentrarsi nelle pagode, ci sono veri mercati pieni di oggetti luccicanti, le persone vivono il tempio come la forma più energica di intrattenimento oltre che di culto, i credenti nel tempio oltre che pregare fanno shopping e mangiano in famiglia nel parco intorno alle pagode.
Siamo capitati in Myanmar nel periodo del Full Moon, un momento di culto molto sentito: non ci siamo fatti mancare dunque feste, processioni con elefanti variopinti e carri pieni di gente festosa. La luna piena si può osservare tutti i mesi quindi organizzando in quel periodo si vive un po’ di calore in più.
La nostra tappa successiva è stata la Roccia d’Oro; secondo i credenti è tenuta in bilico su una montagna da soli tre capelli di Buddha. Arrivarci è molto divertente perché si monta su dei camion scoperti insieme ai fedeli e ci si arrampica in cima alla montagna ridendo e ruggendo seduti stretti stretti, sul camion.
E’ un luogo molto suggestivo, ricco di energia e culto, la sera si illumina a festa e i fedeli dormono all’aperto aspettando i riti del mattino. La mattina, se ci si sveglia di buon’ora, si gode di una splendida alba e i monaci che con le loro processioni iniziano la mattina raccogliendo cibo e offerte per il monastero.
Poi è stata la volta di Bagan, questa splendida pianura che conserva uno dei siti archeologici più affascinanti che abbiamo mai visto.
Secondo me va goduta a pieno almeno due giorni: il primo è utile per vedere i siti più importanti, nel secondo invece è bello noleggiare un calesse con i cavalli e bighellonare tra la natura e pagode che, all’improvviso, si presentano in tutta la loro elegante bellezza.
A Bagan abbiamo visitato un villaggio rurale dove Marta ha potuto osservare dal vivo carri trainati da buoi, aratri, mulini, attrezzi agricoli e vedere con i propri occhi come si vive ancora in una società rurale dove tutti i bambini della famiglia dormono su un grande tavolone e giocano felici a piedi nudi nelle strade sterrate. Cosa di meglio per una bambina che ha appena studiato a storia i Sumeri e le altre civiltà rurali, ha potuto fare molti paralleli con quanto studiato a scuola, su quello che stava osservando in Myanmar e la realtà che esiste nel nostro paese.
Da Bagan siamo partiti in jeep per lo stato dei Chin, ed è stato meraviglioso; abbiamo perso noi stessi via via che l’auto si arrampicava nelle strade sterrate che solcavano le foreste del monte Vittoria e poi si è aperto a noi un mondo fatto di villaggi dove vivono persone che con elegante semplicità mantengono intatta con orgoglio la loro cultura.
Ci hanno ospitato nelle loro capanne e dialogato con poche parole che la guida traduceva per noi e ampi sorrisi. Ci siamo osservati a vicenda, toccati e riso per le nostre diversità, abbiamo conosciuto un po’ della vita quotidiana fatta di piccoli mercati, capelli lunghissimi lavati nei torrenti, persone che faticano nei campi o uomini orgogliosi che con i loro fucili e maceti tornano dalla jungla con ricchi bottini di caccia esponendo poi fuori dalle capanne le corna degli animali catturati. I bambini poi che curiosi arrivano sempre per primi e di corsa, le loro scuole dove una sola insegnante segue bambini di ogni età e infine loro le Tattoo Lady con i loro volti tatuati di cultura e di vita, eleganti fate leggere nei loro meravigliosi abiti tessuti a mano che si aprono in sorrisi che aprono il cuore al loro mondo felici di mostrarci come si suona il flauto con il naso o come si fumano enormi pipe.
Il rientro alla civiltà è stato un po’ malinconico, forse è per questo che abbiamo trovato la zona di Mandalay ricca di storia e cultura un po’ troppo inflazionata da gruppi di turisti, ma non per questo però meno bella.
Quello che ci aspettava dopo però sarà stato anche turistico ma l’abbiamo trovato meraviglioso: abbiamo navigato per due giorni sul lago Inle concedendoci qui il lusso di un albergo sul lago di straordinaria bellezza da cui abbiamo potuto godere di tramonti nostalgici e ci siamo concessi buon cibo e massaggi. Era il mio compleanno, non potevo desiderare luogo e regalo più bello!
Abbiamo noleggiato una piroga privata e ci siamo goduti il lago completamente soli, ammirando i famosi pescatori dell’etnia Intha con i loro equilibri perfetti, le eleganti donne Shan, la frenesia allegra delle pagode e lo shopping all’interno di palafitte dove si possono incontrare le famose donne giraffa.
Abbiamo percorso tutto il lago e, dove la vita frenetica si placa, e il silenzio è rotto solo dal canto di uccelli e le macchie intense di colore dei fiori di loto e ninfee riempiono la vista, forse il lago è diventato ancora più affascinante, i villaggi qui erano semplici e fatti di gente operosa intenta nel loro quotidiano, le pagode e i vecchi palazzi erano solitari e malinconici ma di una bellezza unica e noi lì, nei nostri pensieri e sogni che ci lasciavamo cullare dall’acqua…
…anche i pensieri di Marta volavano lontano … chissà verso quali scenari.
Lasciate le sponde del lago Inle, il viaggio è proseguito prima di volgere al termine rientrando a Yangon, verso la scoperta di altre etnie in particolare l’etnia Padaung, che ospita le affascinanti ed eleganti “donne giraffa”, che qui si guadagnano da vivere realizzando tessuti a telaio.
L’emozione è stata tanta, abbiamo visitato sperduti villaggi passeggiando nella campagna di un luogo dove il tempo si è fermato e l’impronta occidentale è arrivata da poco portando aiuti nel tentativo di preservare questo preziosissimo patrimonio culturale.
Qui una bambina di nove anni ha potuto conoscere donne bellissime con degli abiti molto particolari.
Ha provato a tessere i tessuti con vecchi telai e a filare il filo con l’arcolaio.
Si è chiesta perché alcune bambine dalla sua stessa età devono indossare collari che le svilupperanno il collo a dismisura e anelli alle caviglie che le renderanno meno libere di giocare.
In questi momenti la risposta giusta non esiste e alla sua candida domanda “Ma perché non tolgono tutti quegli anelli al collo e alle gambe?” A noi genitori è dato il compito di rispondere cercando di essere più sinceri possibile, di non essere giudicanti, di comunicare le proprie emozioni senza che queste sovrastino quelle di tua figlia affinché quello possa essere un momento di crescita, lo sviluppo di una persona che forse un giorno aiuterà a togliere gli anelli dal collo di alcune bambine e dalla mente del mondo in cui vivrà.
Marco
{testi e fotografie di Marco Mezzela}
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ciaooo.. il tuo racconto mi ha letteralmente fatto impazzire! ho nel cuore la Birmania da tempo e spero di riuscire ad andarci il prossimo anno. Premetto che in famiglia, ragazzi compresi siamo tutti patiti di Asia. ad agosto sarà la volta di cina e inizio mongolia, ma prossima estate spero proprio nella Birmania, nel caso posso chiederti consigli sull’itinerario? bellissimo viaggio.. complimenti.
Laura
Ciao Laura, penso di poterti rispondere per conto di Marco: sarà sicuramente disponibile a darti le dritte che ti servono… E io, come te, spero di poter presto seguire i suoi consigli!
Ciao Laura… come ha giustamente risposto Milly sono disponibilissimo a condividere qualsiasi informazione sull’itinerario e sul viaggio.. Un caro saluto e a presto! 😉
Ciao! Ho letto con grande interesse il tuo articolo perché ho il sogno di andare in Birmania. Mia figlia ha otto anni, gira il mondo da quando è nata ed una viaggiatrice nata ( Cina, argentina, Giappone ecc). Eppure questa volta non ho la solita tranquillità. Forse mi spaventa il caldo o non so cos’altro. Tu cosa mi consigli? Mi butto?
Ciao Claudia.. per quanto riguarda il caldo dipende dal periodo del viaggi, io ci sono stato a Novembre e siamo stati benissimo e il periodo buono va sino a febbraio/marzo, per il resto non so cos’altro ti può spaventare perchè è un paese molto tranquillo e pieno di gente sorridente quindi posso solo consigliare di prendere la rincorsa e buttarti.. 😉
complimenti per il resoconto, e per il bel viaggio. mi puoi dire in quanti giorni avete coperto il vs itinerario, e con che mezzi? non riesco bene a regolarmi sulle distanze.
un’altra domanda: vi siete spostati in autonomia o avevate una guida? e le prenotazioni le avevate in anticipo? (sto cercando di organizzare per la primavera: ho tre bambini di 11, 8 e 5 anni)
grazie
Ciao Marco, grazie perla tua testimonianza! La Birmania è nella lista dei desideri da diverso tempo, abbiamo un bimbo che tra un mese farà 4 anni, abbiamo già visto con lui la Thailandia e Cuba, è fattibile la Birmania con un bimbo piccolo? Ovviamente il sogno per essere completo dovrebbe avere anche la visita ai villaggi dello Stato Chin ma mi spaventa essere così lontana dal mondo con lui, se si avesse necessità di qualche cosa di urgente? Si è fuori dal mondo giusto? Per il resto c’è copertura medica nel paese? Grazie