Oggi voliamo in Asia grazie a mamma Anna che ci racconta del suo tour in Cambogia con una bimba di 4 anni, la piccola Teresa, e ci lascia tanti consigli utili per affrontare un viaggio in questo paese, dedicati proprio ai nostri piccoli viaggiatori.
Siamo in piena stagione invernale, le feste sono alle porte e mio fratello, che vive in Cambogia, mi dice: “dopo Natale, invece di andare in montagna perché non venite da noi?” ci facciamo tutti una bella risata, ma la domanda si insinua nelle nostre teste… Perché no?!?
Perchè con così poco preavviso i voli sono proibitivi! Però inizia una febbrile fase di studio e osservazione (sì, anche su Bimbi e Viaggi – il libro!) e il prototipo della “mamma Rilassata” si attiva per preparare al meglio il primo viaggio intercontinentale della sua bimba di 4 anni, Teresa.
Inizia così a prendere forma il nostro tour della Cambogia con bimba di 4 anni:
- Partenza in agosto (non è certo il periodo climaticamente migliore, ma è l’unico che ci consente ferie prolungate)
- Durata del viaggio 20 giorni, compresi i voli
- Biglietti acquistati con la Thai Airways, a febbraio, costati complessivamente 2700 €, con arrivo a Siem Reap e partenza da Phnom Penh, via Bangkok in entrambi i casi. Ci dimentichiamo il visto, che però si può fare all’arrivo, con fototessera fatta di corsa a Malpensa (Visto: 50$)
- Tappe: Siem Reap – Battambang – Phnom Penh – Koh Rong Samloem – Phnom Penh di nuovo (la scelta di fare due volte PP è strettamente sentimentale, visto che lì stanno zii e cugini della bimba, e vogliamo goderceli il più possibile!)
Prima di partire prenotiamo tutti i pernottamenti, per evitare di cercare soluzioni in extremis, decidiamo per un budget/notte non superiore agli 80/90 US$ (moneta corrente ovunque, in Riel ti danno solo il resto sotto a 1$) e troviamo soluzioni ottimali a non più di 70$ , complice probabilmente la bassa stagione.
Anche l’allestimento del kit farmaceutico e di pronto soccorso prende il suo tempo, ma alla fine ogni cosa trova il suo posto e le mie ansie vengono placate, almeno quanto basta per partire!
Il volo scorre tranquillo: ero super attrezzata con intrattenimenti vari (attacca/stacca, album da colorare, libri) ma non sono stati necessari, fra film, giochini interattivi, pasti – avevamo prenotato il child meal – e pisolini (pochi), il tempo è trascorso senza problemi! Thai Airways per volare con bambini: promossa.
TOUR DELLA CAMBOGIA CON BIMBA DI 4 ANNI: LE NOSTRE TAPPE
SIEM REAP, LA PORTA DI ANGKOR WAT
La città di Siem Reap ci accoglie bene: temiamo il caldo, ma arrivando da un’Italia rovente l’impatto è accettabile, inoltre l’hotel ha mandato un tuk tuk riservato a prenderci, servizio messo a disposizione gratuitamente per la durata dell’intera permanenza, in ragione di una prenotazione fatta direttamente con la struttura e superiore ai 2 giorni.
Rimaniamo 3 notti, il tempo minimo per di vedere la città, che non presenta attrattive particolari, salvo una zona centrale ben fornita di pub, ristoranti e luoghi di ritrovo e visitare Angkor Wat, che da solo, merita il viaggio. Il sito dei templi di Angkor Wat è davvero affascinante, nonostante la folla di persone nei punti principali e il caldo pressante, è quindi meglio sfruttare le prime ore della giornata.
Abbiamo scelto di soggiornare fuori dal centro a 10 minuti di tuk tuk, perché non amiamo il caos, e il nostro albergo è il Pavillon Indochine, gestito da una coppia inglese.
Il secondo giorno affrontiamo il monsone, che per tutto il pomeriggio non dà tregua, indossiamo le nostre mantelline impermeabili e, anche se non bastano, aiutano a ripararsi dalla pioggia.
L’opzione del biglietto “tre giorni” ci consente di visitare sia i siti dei templi principali, sia quelli lievemente più remoti e dispersi nella giungla (ci sono alberi avvinghiati ai ruderi che meriterebbero una visita dedicata!). Con il supporto del nostro tuk tuk, che ci ha portato ovunque all’interno del sito, siamo riusciti a goderci davvero un sacco di posti; gli antichi templi hanno affascinato Teresa, che avendo una predilezione per l’arrampicata ha trovato pane per i suoi denti (sugli edifici più alti o più esposti è vietato l’accesso ai minori di 12 anni e, giustamente, i guardiani sono tassativi e il divieto viene rispettato).
Consiglio per la visita ai templi: i ristoranti segnalati dalla guida (avevamo la Lonely Planet) non sono il massimo, soprattutto nelle vicinanze del propriamente detto Angkor Wat, da cui prende il nome l’intero sito: è meglio portarsi snack o panini.
Altri consigli: da metà pomeriggio in poi è d’obbligo la piscina, che quasi tutti gli hotel hanno!
A Siem Reap c’è un circo con artisti provenienti dalla scuola di Battambang, che merita di essere visto. È serale, in genere gli alberghi sono disponibili a prenotarvelo.
IL TRASFERIMENTO A BATTAMBANG
L’albergo si occupa di acquistare per nostro conto i biglietti per il trasferimento a Battambang, che decidiamo di effettuare con la compagnia Mekong Express in mini-van (12 posti) che ci recupera in hotel: servizio puntuale e gentile, invece che in barca. Il viaggio sul fiume è allettante, ma le ore lievitano da 4 e ½ a 7-8, e non ci sono servizi particolari, quindi avendo una bimba piccola abbiamo preferito optare per un latro mezzo di trasporto.
Situata più a sud di Siem Reap, Battambang è nota per i suoi edifici coloniali e per l’architettura anni ‘60-’70 scampata (più o meno) al regime dei Khmer Rouge. Arriviamo di pomeriggio e rimaniamo 3 notti.
Dedichiamo la prima giornata al tour della città, sempre privilegiando le ore mattutine perché qui il caldo è forse peggiore che ad Angkor Wat.
Ci sono vari possibili tour da fare: noi scegliamo di fare i turisti “fai-da-te” seguendo le indicazioni di ka-tours.com che propone due diversi percorsi con spiegazioni in inglese che integrano piuttosto bene quelle della Lonely Planet. La città mi appare piuttosto decadente e spesso gli edifici segnalati deludono un po’. Interessante il mercato, ma secondo me poco altro (di diverso avviso Andrea, il mio compagno, a cui invece la città piace!).
Chiudiamo la giornata con lo spettacolo del circo della scuola di Battambang, che ci era piaciuto già molto a Siem Reap e decidiamo di replicare. Troviamo un ambiente molto diverso: gli acrobati sono giovani studenti, riusciamo anche a vedere un pezzo degli allenamenti all’interno del complesso scolastico (che si può visitare in alcuni giorni della settimana), lo spettacolo è più ruspante di quello già visto, ma anche più coinvolgente. Al termine la mia bambina mi comunica che vuole venire ad allenarsi qui. Ci organizzeremo!
I dintorni di Battambang, cui dedichiamo il secondo giorno, offrono svariati spunti interessanti anche per i bambini: dal bamboo train, che propone un percorso di circa 7 km su vagoncini aperti di bamboo a kerosene (erano i vecchi mezzi di trasporto), alla bat cave, da cui al tramonto escono sciami di pipistrelli lunghissimi, che si avventurano per i campi di riso. Visitiamo anche un allevamento di coccodrilli, che a Teresa, amante di dinosauri e altri rettili vari, piace moltissimo (le fanno anche tenere in mano un coccodrillino di dimensioni consone), però lo sconsiglio ai più sensibili in materia di tutela degli animali. Sono infatti coccodrilli destinati a diventare borsette, e vivono in condizioni non definibili accettabili. Naturalmente Teresa tutto ciò non lo percepisce, stiamo lì il minor tempo possibile e proseguiamo.
Abbiamo apprezzato anche la visita all’Ancient House, una tipica casa cambogiana di campagna, appartenente a una famiglia benestante prima del regime del ‘75, che fu convertita dai Khmer Rouge in cucina al servizio di una comune e che in ragione di ciò si è salvata praticamente intatta fino a oggi. Il figlio (oggi circa quarantenne) l’ha trasformata in “museo” e offre dettagliatissime spiegazioni a chi è interessato (è richiesta un’offerta libera per la manutenzione). Facciamo tutto il percorso in tuk tuk, con un driver che è anche la nostra guida (il nostro driver era consigliato dall’hotel, dscreto, non eccezionale).
Abbiamo soggiornato all’Hotel La Villa, con davvero ottimo rapporto qualità/prezzo. Gentilissimi con i bambini, riescono anche a cucinare una pasta al ragù accettabile per la creatura in astinenza. L’unico neo di questo hotel è la vicinanza con i due hotel adiacenti, che lo sovrastano, e la presenza di karaoke nei dintorni, che a tratti sono un po’ molesti.
Consiglio per i pernottamenti: portatevi delle zanzariere, se riuscite. In genere gli alberghi di buona categoria le hanno già, ma non è sempre così, soprattutto se come noi chiedete un letto aggiuntivo nella stanza. Noi le avevamo e le abbiamo quasi sempre utilizzate.
Consiglio sul cibo per bambini: l’utilizzo del pepe è normale ovunque, su qualunque cibo. Non basta chiedere che il piatto di vostro figlio sia “not spicy” (che per loro equivale a non mettere il peperoncino), dovete proprio esplicitare che non mettano neanche il pepe!
PHNOM PENH
Anche a Phnom Penh ci rechiamo in mini-van, questa volta con la compagnia Capital Tour, che su Tripadvisor ha un rating inferiore alla Mekong Express, ma ha molte più corse sulla tratta che ci interessa. Anche questa volta l’hotel si è occupato dell’acquisto dei biglietti (con 1$ in più su ogni biglietto) e siamo stati prelevati direttamente in hotel. Ci siamo trovati bene anche in questo caso (a parte un ritardo iniziale di 20 minuti circa, che però pare endemico!).
La guida in Cambogia è … sportiva, diciamo, e al nostro secondo viaggio già non ci stupiamo più di sorpassi a destra con due ruote praticamente nella risaia o di tripli sorpassi a sinistra, a ridosso di motorini con sopra intere famiglie o tuk tuk che si gettano fuori strada al nostro passaggio: in sostanza chi è più grosso ha la precedenza (come in quasi tutti i paesi del sud dell’Asia). Allacciamo le cinture di sicurezza (non sempre ci sono) e ci concentriamo su altro!
Consiglio per i viaggi in pullman: ci siamo portati un lettore DVD portatile che consente alla bambina di occupare un paio d’ore circa di questi viaggi altrimenti noiosissimi, ma siccome la durata media dei nostri percorsi è di 4-5 ore, ricorriamo a ogni intrattenimento a disposizione. Oltre a giornalini, stickers e alla realizzazione di un diario di viaggio disegnato, ci hanno salvato le schede delle Ed. Usborn “100 cose da fare in viaggio con i più piccoli”, che ho trovato ottime per questa età (anche per bimbi un pelo più grandi vanno bene).
Che dire di Phnom Penh? appare come tutte le grandi città del sud est asiatico, ma un po’ più piccola. La città conta poco più di un milione di abitanti però si ha sempre l’impressione che abbiano deciso di muoversi, con qualunque mezzo a motore, tutti contemporaneamente!
Il traffico è impegnativo, probabilmente perché tutti si riversano nelle poche arterie principali, e all’inizio provo quel misto di inquietudine ed ebbrezza che mi pervade quando arrivo in una grande città straniera che non conosco. Mi orienterò mai? Riuscirò a sentirmi tranquilla e “a casa”? Che cosa mi aspetta?
La risposta è: naturalmente sì! Il centro di Phnom Penh è relativamente piccolo e vivibile, offre di tutto, dai musei ai negozi, dai supermercati biologici al lungofiume coi venditori ambulanti e lezioni di ballo collettive. Oltretutto per noi la capitale è il luogo del ricongiungimento famigliare, il che la rende la tappa preferita del viaggio, senza che io possa portare alcun criterio oggettivo a supporto di questa affermazione!
Complessivamente ci siamo fermati 7 giorni, che sono assolutamente sufficienti per vedere quello che la città ha da offrire. In particolare:
- il Palazzo Reale (che fa una strategica pausa pranzo dalle 11 del mattino alle 14);
- il tempio adiacente (che ospita la dimora dei vertici dei monaci cambogiani);
- il Museo nazionale;
- il Museo del genocidio di Tuol Sleng (ATTENZIONE: questo museo non va assolutamente bene per i bambini, non ci sono divieti all’ingresso, ma non portateceli);
- il Wat Phnom, unica “collina” della città, che la tradizione narra essere il luogo da cui è nata l’intera Phnom Penh;
- il mercato centrale (Orussey Market);
- i balli tradizionali, e altro ancora.
Oltre a ciò, si possono trovare playground assolutamente in linea con quelli delle nostre città, se il meteo fosse inclemente e aveste tempo/voglia di far rilassare i più piccoli. Noi siamo stati a kids city coi cuginetti una domenica mattina e per Teresa è stato un momento rigenerante dalle fatiche del viaggio. Personalmente non amo queste strutture, in Italia, ma devo dire che qui ci è servito.
Per godersi un minimo di svago, la Street 240 ha dei negozietti adorabili, oltre a bar e ristoranti davvero carini. La zona centrale offre soluzioni di tutti i tipi per pranzi e cene all’insegna delle cucina asiatica o occidentale (ci sono anche diversi ristoranti italiani – con cuochi italiani, che fanno pizze e primi piatti più che decorosi, se foste nostalgici del bel Paese).
Nei dintorni di Phnom Penh c’è il Phnom Tamao Wildlife Rescue Center (PTWRC), dove vengono accolti gli animali più disparati provenienti da zoo che sono stati chiusi in seguito a denunce di maltrattamenti oppure derivanti da traffici illeciti (che in Asia sono molto frequenti). Di sicuro interesse per i bambini, in alcuni casi discutibile in quanto a gestione. I primati ad esempio stanno spesso in gabbioni che poco differiscono dal nostro concetto di zoo. Diversa la cura destinata agli orsi, che sono oggetto di programmi di recupero che beneficiano di investimenti ad hoc e che hanno a disposizione spazi ampi. In generale la cultura della tutela degli animali non è diffusissima (il Paese ha sicuramente altre emergenze) e i cambogiani vivono il Rescue Center più o meno come i milanesi vivono l’idroscalo. Detto questo, il progetto è meritevole ed è comunque molto piacevole passare una giornata fra gli alberi a fotografare gli animali.
Consigli per la visita al Rescue Center: anche in questo caso consiglio di portarsi snack e panini da casa. Nei parcheggi si trovano orde di venditori che cercano di vendere cibo per gli animali. Oltre ad essere controindicato per il loro benessere, è severamente vietato. Non compratelo!
KOH RONG SAMLOEM…FINALMENTE IL MARE!
Partiamo la mattina presto da Phnom Penh con l’irrinunciabile mini-van, convinti di prendere la nave veloce delle 15.00 da Sianoukville (città sulla costa da cui partono tutte le imbarcazioni dirette alle isole meridionali), che in 45 minuti circa ci avrebbe portati sull’isola di Koh Rong Samloem, che abbiamo scelto perché più tranquilla rispetto alla più famosa e grande Koh Rong.
Il viaggio in mini-van sulla carta dura meno di 5 ore ma, a causa delle piogge torrenziali, diventano più di 8. Le strade verso sud sono al limite della praticabilità (o forse lo superano ampiamente!) e in qualche momento il silenzio che cala sui i passeggeri diventa opprimente. Viaggiamo tutti con le cinture allacciate, ove funzionanti, e ad un certo punto incredibilmente arriviamo a destinazione avendo però perso qualsiasi possibilità di trasbordo via mare. Le condizioni sarebbero comunque proibitive: il monsone si abbatte sulla costa senza tregua da giorni con muri d’acqua impenetrabili e il sole qui cala presto: a fine agosto alle 18.30 è buio. Prendiamo atto dall’autista della Mekong Express che per il mare abbiamo proprio scelto il periodo sbagliato!
Pernottiamo a Sihanoukville (città veramente brutta), al Don Bosco Hotel School, gestito a prezzi contenuti dagli studenti della scuola alberghiera che si occupa del recupero di ragazzi disagiati. Il ristorante fa cucina italiana (sigh), ma non è male. Le camere e il servizio invece hanno ampi margini di miglioramento (non lo consigliamo).
Il giorno dopo finalmente riusciamo ad approdare sulla nostra isoletta, dove abbiamo programmato di fare 6 giorni (diventati ormai 5), per rilassarci prima del rientro.
Il nostro resort, il Secret Paradise Resort, ha solo 5 bungalow, tutti sulla spiaggia e l’abbiamo scelto sia per la posizione sulla baia, sia perché i bungalow hanno le pareti in muratura, compreso il bagno (cosa qui non scontata) ed essendo a ridosso della giungla mi è parsa una buona idea. Siamo abbastanza soddisfatti della scelta, anche se si presenta un po’ più malandato di come ce lo aspettavamo. Canoe e SUP sono a disposizione dei clienti gratuitamente e li sfruttiamo ampiamente.
L’isola offre un’ampia gamma di soluzioni per il pernottamento e i pasti, quasi tutti sulla lunga Saracen Bay, che è adattissima per i bambini, con la sua acqua calma e bassa. Nella parte centrale della baia ci sono i bar e i ristoranti che chiudono più tardi la sera (intorno all’Octopussy, se volete vedere la localizzazione). Essendo i bungalow quasi tutti con tetto in paglia, il rumore passa: scegliete il posizionamento anche in funzione di questo. Noi siamo molto soddisfatti della nostra scelta.
L’isola non è grande ma offre alcune passeggiate interessanti. In particolare consigliamo di attraversarla per andare a fare almeno una giornata sulla bellissima Lazy Beach: un sentiero nella giungla (quasi mezz’ora dal nostro resort per arrivare all’attacco del sentiero, più un’altra mezz’oretta di sentiero, con bambina che si ferma a parlare con ogni animaletto della giungla) consente di arrivarci senza problemi. Se ha appena piovuto può essere un po’ un pantano, ma il sentiero è facile e ce la facciamo coi sandali. La spiaggia di Lazy Beach è uno spettacolo e quasi fino all’ora di pranzo siamo soli! Il vento è forte perchè siamo sul lato esposto e ci sono delle bellissime onde da cavalcare. La sabbia è arancione e gli alberi intorno di mille verdi diversi. C’è un resort anche da questa parte: i bungalow sembrano più spartani, ma il punto ristoro è perfetto per il pranzo.
La giornata è favolosa (vediamo anche il sole!!) e il tempo vola. Purtroppo dimentichiamo l’antizanzara, che invece pare fondamentale per il rientro al crepuscolo nella giungla. Per fortuna abbiamo magliette e pantaloni e il danno è limitato.
Complessivamente, durante la nostra permanenza sull’isola, il monsone è stato clemente: tutti i giorni un acquazzone, ma nessuna giornata compromessa. Il cielo è quasi sempre grigio, ma il sole dietro le nuvole è talmente forte che ci siamo abbronzati anche con la protezione solare…
Consiglio per la navigazione verso l’isola: ci sono due principali compagnie di navigazione veloce (Speed Ferry Cambodia e TBC Speedboat), la scelta non è indifferente perché non tutte le corse attraccano agli stessi moli sull’isola di Koh Rong Samloem: è bene farsi suggerire la soluzione migliore dal resort, sulla base della sua posizione.
Consiglio su cosa mettere assolutamente in valigia: i repellenti per zanzare! (sull’isola non dovrebbe esserci malaria, ma non abbiamo trovato dati sicuri e, soprattutto, le zanzare ci sono). Oltre a questo per noi è stato assolutamente utile portare qualche giochino da spiaggia, fra cui gli immancabili vasetti impilabili IKEA, che ci portiamo appresso dalla prima infanzia e che ci hanno consentito di fare torri e castelli di tutto rispetto…
La Cambogia ci ha accolti bene: abbiamo sempre trovato sorrisi e persone gentili. I paesaggi sono quelli del sud-est asiatico, dominati dal verde delle risaie e dalle città caotiche, i suoi templi e Angkor Wat, insieme al mare bellissimo, meritano il viaggio.
Rispetto ai suoi vicini la Cambogia è un paese più povero (la manodopera emigra in Thailandia o in Vietnam) e le situazioni di disagio sono evidenti un po’ ovunque; tuttavia è anche in continua evoluzione e, visti i tempi dello sviluppo, siamo sicuri che cambierà in tempi abbastanza brevi. Speriamo con benefici diffusi.
Anna
{testi e fotografie di Anna Crimella}
{foto di copertina di BlueOrange Studio via Shutterstock}
Dai un’occhiata anche qui:
- Viaggio in Asia con bambini: Cambogia, Malesia e Singapore con Alessandro (1 anno e mezzo)
- Cambogia con bambini: Siem Reap e templi di Angkor
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