Credo che il 2023 sia stato il mio “anno mongolfiera”. In realtà non sono mai salita su una mongolfiera, quindi non escludo che sia una metafora azzardata…
…ma qualche sera fa, durante uno dei miei quotidiani momenti di viaggi mentali, mentre l’acqua calda mi scorreva lungo una schiena infreddolita all’umidità autunnale e piegata dalla stanchezza di un periodo un po’ pesante, ho visualizzato la mia vita recente come una mongolfiera che sta (ri)cominciando a volare.
Non sono mai stata su una mongolfiera, dicevo, ma una volta mi è capitato di vederne alcune a terra, con i palloni mezzi afflosciati che cercavano di gonfiarsi.
Un po’ come me quando, reduce dai duri anni di pandemia virale ed emotiva, mi sono ritrovata priva di quel fuoco che poteva alimentare il mio volo.
Poi quel fuoco un po’ alla volta ha trovato di che alimentarsi, grazie alla riscoperta della leggerezza, grazie ai viaggi e grazie a quel sapore di libertà che è tornato a condire le mie giornate.
Il fuoco si è acceso, è divampato, il pallone si è riempito di forza e calore e si è gonfiato, pronto a ripartire.
Ma per farlo è stato necessario liberare il cesto da alcune zavorre che lo rendevano troppo pesante. È stato un abbandono molto doloroso ma necessario, perché quelle rocce che tenevano saldo a terra il cestello per evitare di farlo sbandare prima del dovuto, erano diventate un intralcio al decollo.
Il fuoco è potente, e si alimenta delle emozioni che questo anno mi ha regalato. Intensi momenti di felicità, allegria e appagamento. Ma anche momenti di profonda tristezza e di quel dolore che ti fa sentire sulla pelle, con tagli e bruciature, quanto tu sia viva, nonostante tutto.
Sono stata gioia nei miei momenti pieni, soprattutto in viaggio.
Sono stata tristezza in quelli privi di ciò che desideravo.
Sono stata rabbia quando mi sono sentita ferita e tradita, e la testa mi bruciava proprio come al personaggio di Inside Out.
Sono disgusto quando vedo l’assenza di empatia nelle persone.
Sono stupidera sempre, anche nei momenti più bui, quando sorrido scambiandomi meme con le amiche e gli amici, soprattutto i meme-freddura che fanno ridere solo me e il mio amico-commercialista-fotografo del cuore, il cui naso prendeva fuoco con un tampone, per colpa dello zolfo di un vulcano.
Sono stata e sono tutto ciò. Di un fuoco che alimenta una mongolfiera che sta tornando a volare.
Al liceo, una trentina di anni fa, leggemmo “1984“, il famoso romanzo di George Orwell, quello del “Grande Fratello”. Ricordo che un giorno la prof di Inglese (Maddy, ti penso spesso!) ci chiese se secondo noi i protagonisti del romanzo fossero felici, visto che non provavano emozioni. Fui l’unica della classe a sostenere che sì erano felici, perché non sapevano cosa fosse la felicità e quindi non potevano essere infelici per la sua assenza.
Finché non mangi un piatto di tortellini, dico spesso, non puoi sapere quanto siano buoni quindi non puoi sentirne la mancanza.
Ma una volta che li mangi non puoi più farne a meno.
E la stessa cosa penso delle emozioni.
Sarebbe bello poterne fare a meno, ma una volta che le provi danno dipendenza e solo un robot può rinunciarvi senza soffrirne, anche di quelle negative o low vibes.
Quindi ben venga tutto, anche la rabbia e la tristezza, basta che quel fuoco resti potente e la mongolfiera continui a volare, verso nuove mete o verso vecchi lidi che abbiano voglia di farsi riscoprire sotto nuova luce…
L’importante è non fermarsi mai, tranne che per riposarsi un po’ tra un viaggio e l’altro.
Milly
[le foto sono state fatte al Ferrara Balloons Festival 2016, tranne quella del mio occhio che è di questi giorni: l’ho voluto immortalare perché è stato sottoposto a un piccolo intervento chirurgico qualche settimana fa e voglio celebrarne la guarigione].
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