Quali sono i vostri momenti perfetti, quelli che vanno bene così, senza bisogno di aggiungere niente, o di togliere niente? Vi racconto il mio 2019 in 10 fotografie (e qualche parola!).
Prendo spunto da un esercizio proposto da Silvia, psicologa e psicoterapeuta de “Il Corpo e la Mente” (profilo che seguo su instagram.com) per condividere con voi una riflessione di fine anno, in tema di viaggi, ma non solo.
Silvia consiglia di individuare i nostri momenti perfetti, quelli in cui “non c’è niente da aggiungere e niente da togliere”, come esercizio quotidiano per coltivare la serenità, anche nei periodi della nostra vita che non sembrano molto sereni. Non è detto che il momento perfetto debba essere qualcosa di straordinario, atipico, un viaggio dall’altra parte del mondo. Il momento perfetto è anche quello in cui, la sera, finalmente, terminiamo le nostre incombenze e ci rilassiamo sul divano con una buona tisana in mano. O magari quella chiacchierata allegra con la nostra amica davanti a un mojito, o un lento ballato con la persona che amiamo, il bacio mattutino dei nostri bimbi, una passeggiata domenicale sulle colline di casa… Il momento perfetto è quello in cui ci sentiamo davvero bene, in pace con noi stessi e col mondo, presenti in ciò che stiamo vivendo. Felici, insomma.
Ogni giorno possiamo fotografare questi momenti (mentalmente o scattando davvero una foto) e creare una specie di “banca dati di momenti perfetti” che può tornare utile nei periodi in cui siamo un po’ giù, quando magari ci sentiamo meno felici o meno energici del solito, quando non riusciamo a raggiungere un obiettivo che ci eravamo prefissati o magari non possiamo viaggiare quanto vorremmo.
Il momento perfetto è una pillola di energia che possiamo mandare giù quando ne abbiamo bisogno, per ricordarci che possiamo sempre farcela, per sentire nuovamente quel calore nel cuore che a volte sembra affievolito.
Questo 2019 che sta finendo è stato particolare per me, ricco e intenso, pieno di progetti ma anche di riflessioni, colmo di viaggi e di cammini intrapresi per arrivare chissà dove. Ho pensato a quali potessero essere 10 momenti perfetti di quest’anno e mi sono accorta che sono quasi tutte esperienze vissute in viaggio, perché è soprattutto nei viaggi che trovo l’energia e l’emozione che anima la mia vita.
Ho deciso di raccontarli per avere la mia personalissima “banca dati” di attimi di felicità, per chiudere l’anno ricordando ciò che di bello ho realizzato e iniziando il 2020 con una bella scorta di pillole di energia, da tenere sempre nella borsetta!
Vi consiglio di fare anche voi una lista di momenti perfetti, perché è un esercizio che fa bene al cuore (e se vi va di raccontarmeli, sapete dove trovarmi).
I miei momenti perfetti in viaggio e a casa:
il 2019 in 10 scatti
Arrivare a piedi in Piazza della Signoria
Il mio 2019 è iniziato con una nuova passione: camminare. O forse una nuova esigenza: quella di ritagliare un po’ di tempo tutto per me (e intanto scoprire davvero il territorio in cui vivo, visto che camminando lo si assapora veramente!).
E così, passo dopo passo, nonostante una fastidiosa tendinite che mi porto ancora dietro, a maggio ho fatto il mio primo cammino, la Via degli Dei: da Bologna a Firenze a piedi, attraversando l’Appennino Tosco Emiliano. Più di 130 km in 6 giorni, assieme a 11 donne che con me si sono buttate in una sfida contro se stesse e i propri limiti. 11 donne che ce l’hanno fatta e, stringendosi la mano, sono arrivate in piazza della Signoria piangendo di gioia. Per il traguardo raggiunto, per il sudore versato, per i limiti superati e le aspettative più che soddisfatte, un vero e proprio investimento di energia per il futuro. L’istante in cui abbiamo messo piede in Piazza della Signoria, con la forza che ti scoppia nel cuore, è l’emblema del momento perfetto, da rispolverare nei momenti di debolezza, quando mi sembra di non potercela fare. Ho scalato gli appennini e sono andata a Firenze a piedi! Ti pare che non possa affrontare con successo le altre mille sfide quotidiane?
Cantare a squarciagola Dancing Queen
Prendi un meraviglioso casale in Toscana, a Sarteano per l’esattezza. Prendi 5 amiche e le loro famiglie, che decidono di trascorrere, per il terzo anno consecutivo, una mini vacanza tutte assieme. Prendi la voglia di leggerezza, di allegria e di unione dopo una serie di delusioni umane che hanno toccato tutte. Prendi tanto buon cibo (e un po’ di vino 😉 ) e un karaoke attaccato alla tv. Cerca “dancing queen” e dai un microfono in mano alle intrepide cantanti, cinque ragazze tra i 40 e i 50 anni, tutte stonate come campane ma poi chissenefrega. Ed ecco che Dancing Queen, cantata a squarciagola, diventa il nostro inno alla musica e alla giovinezza, ed è il mio momento perfettamente stonato e allegro, a cui ripensare nei momenti in cui ho bisogno di una bella ricarica di risate (i bambini e i mariti, pubblico dell’esibizione, sicuramente non la pensano allo stesso modo 😉 ).
Camminare a piedi nudi nel deserto del Sahara
Un altro momento perfetto di questo 2019 è l’ennesima uscita dalla nostra comfort zone. In aprile siamo partiti per un viaggio avventura nel deserto del Sahara e, per la prima volta nella nostra vita, ci siamo trovati nel bel mezzo di questo mitico deserto. Abbiamo trascorso tante ore a bordo dei fuoristrada che ci hanno condotto attraverso le dune da mattina a sera, guidati da persone che, senza l’uso del navigatore, riuscivano ad orientarsi in un paesaggio dove noi ci saremmo persi nel giro di pochi minuti. Ma i momenti più belli erano quelli in cui ci fermavamo e scendevamo dalle macchine, potendo immergere i nostri piedi in quella sabbia finissima che ti si infila ovunque. Il momento perfetto? Quello del tramonto alle spalle del nostro campo tendato: noi scalzi su e giù per le dune, mentre il sole, abbassandosi, regalava colori sempre più caldi alla sabbia e disegnava suggestivi giochi d’ombre. Tutto attorno il silenzio.
(N.B. attenzione a non camminare a piedi nudi nel deserto vicino a piante o sassi perché si rischiano spiacevoli incontri con gli scorpioni).
Sentirmi “beata” tra le strade della mia città
Il momento perfetto è anche quello in cui sei a spasso per la tua città e la guardi con gli occhi del turista curioso, lasciandoti andare alla sua scoperta con leggerezza e allegria. Il momento in cui nel freddo inverno bolognese scopri un bar col barista gentile che ti serve un te caldo dal sapore di Asia, e poi vaghi senza meta per i vicoli del centro, spensierata e noncurante degli altri. E arrivi in Via Piella, in quel pezzetto di città che ricorda tante altre città del mondo, e riassapori un attimo il gusto del viaggio anche se sei a casa. E a un certo punto, evidentemente, sei così solare e leggera che un’anziana signora, a spasso con la badante, ti incrocia e, sorridendo, dice un “beata te” fatto di sana invidia per un pezzo di emozione che forse ha perso per sempre. O magari potrà ritrovarlo se si fermerà un attimo anche lei a ripensare ai suoi momenti perfetti.
Farmi abbagliare dal tufo bianco di Milos
In una delle mie letture a tema vulcani, avevo letto di Milos, delle sue origini vulcaniche e della sua ricchezza geologica. Quando mi sono ritrovata a dover scegliere un’isola della Grecia da visitare con mamma e figlia, ho quindi optato per Milos che alla fine ha addirittura superato le mie aspettative. Di momenti perfetti però ne cito due (anche se in realtà sarebbero molti di più).
Il primo è sicuramente quello in cui, arrivata a Sarakiniko, dopo aver passeggiato un po’ sui meravigliosi tufi bianchi, mi sono fermata ad ammirarli in tutta la loro artistica bellezza. Mi sembrava di essere seduta su un’opera d’arte e scoprivo per la prima volta una storia vulcanica bianca, diversa da quelle nere a cui sono abituata e che tanto amo. Questa roccia bianchissima, plasmata dall’acqua e dal vento, mi ha inondato di una luce intensa che ancora oggi, se ci penso, mi scalda il cuore.
Il secondo momento, invece, è quando sono arrivata a Klima, un minuscolo e coloratissimo villaggio di pescatori, costruito a pochissimi metri dal mare. Non saprei dire esattamente il perché sia stato così intenso arrivare lì, ma l’ho sentito proprio forte. Vuoi la suggestione di questo piccolo borgo colorato, con le barchette parcheggiate nell’acqua davanti a casa. Vuoi la precarietà di questi edifici, le cui porte venivano bagnate dalle onde che si infrangevano durante l’alta marea. Vuoi l’impressione di sentirsi fuori dal mondo, in queste casette lunghe e strette affacciate sul mare, col letto in fondo e la doccia vicino all’ingresso, proprio davanti alla finestra… Mi immagino una doccia senza fine, con una vista del genere!
Sentire il cuore che batte sotto le stelle, in cima allo Stromboli
Era marzo 2019. Ero alle Eolie con Monica e Cristina, le mie compagne di avventure vulcaniche, quelle che non mi guardano stralunate se propongo loro una fuga siciliana tra donne, e che -senza troppo pensarci- mi hanno accompagnato alle Eolie fuori stagione. I momenti perfetti di quella vacanza sono stati tanti, ma uno che rimarrà probabilmente unico nella nostra vita è stata la salita sullo Stromboli in solitaria. Solo noi 3 e la nostra guida, lungo il sentiero che fiancheggia la sciara del fuoco e che consentiva ancora di arrivare fino alla cima del vulcano (salita poi interdetta dopo qualche mese). L’aria sempre più pungente con l’arrivo della notte, la salita sempre più ripida con l’avvicinarsi della cima, il fiato corto e le gambe affaticate non ci hanno impedito di goderci l’agognato traguardo. Nel buio più nero che si possa immaginare, con il vento che gelava i pensieri e le mani, siamo arrivate fin sulla vetta di Iddu. Solo noi e lui. E le stelle. Quando abbiamo spento le torce che ci avevano guidato lungo il sentiero, sopra le nostre teste si sono accese le stelle, che si sono esibite per noi in uno spettacolo unico: a 900 metri di altitudine, in assenza di inquinamento luminoso, erano loro ad illuminarci. E noi smettevamo di guardarle solo quando ai nostri piedi si affacciavano i bagliori rossi della lava, che con le sue esplosioni periodiche infiammava la notte, regalandoci l’emozione di poter assistere da vicino, e in perfetta solitudine, a uno spettacolo unico al mondo. È durato più di un momento. Ed è stato assolutamente perfetto.
Ammirare il tramonto perfetto alle Eolie
Io Vulcano lo amo, è il mio grande amore, quello da cui è nata la mia passione per i vulcani e ogni volta che posso tornare ad abbracciarlo è per me una grande emozione, mi riavvicino cauta e felice, onorata di poterlo rivedere, riassaporare la sua grande energia, ascoltarne il respiro e ammirarlo in tutta la sua bellezza. Il tramonto visto da Vulcano è certamente sul podio di un’ipotetica classifica dei miei momenti perfetti.
Percorrendo per intero il suo cratere, si arriva al punto da cui sembra di dominare l’intero arco vulcanico siciliano. Alle spalle l’Etna, e davanti tutte le isole Eolie: Vulcano ai tuoi piedi e, in lontananza, Alicudi, Filicudi, Salina, Lipari, Panarea e Stromboli. E laggiù, sulla sinistra, il sole che si butta in mare, tingendo il cielo di rosso, riscaldando i fianchi della vicina Lipari, che, col calare della notte, si illumina delle luci artificiali che accendono l’isola più animata delle sette. Mentre Vulcano no, resta in silenzio, perché fuori stagione a Vulcano ci sono solo gli abitanti e i pochi turisti che vogliono godersela in solitudine, come noi 3. Che nel buio della notte ce ne tornavamo a casa con le nostre torce, unici esseri umani a spasso per un’isola che sembrava sperduta chissà dove nel mondo, e invece era “solo” lì, in Sicilia.
Pare che le ceneri vulcaniche che vagano per l’atmosfera, le conferiscano la capacità di intensificare i colori del cielo. Magari è anche per questo che i tramonti siciliani sono così speciali. O magari è solo amore. Ma tant’è.
Abbracciare la potenza di un vulcano attivo
Non tutti i momenti perfetti sono facili da raggiungere. Alcuni arrivano senza che ce ne accorgiamo. Altri invece li coltiviamo con dedizione e pazienza, investendo sogni e aspettative. Come quando ho coronato il sogno di salire su un vulcano attivo e vedere da vicino il magma ribollire sotto di me. Il momento perfetto è quello in cui mi sono commossa di fronte a tanta potenza, quello in cui ho sentito da vicino la cupa voce di una bocca che erutta, quello in cui una maschera mi ha riparato dalla cenere sputata. È il momento in cui il mio corpo è stato avvolto dall’onda d’urto, mentre i miei occhi erano incollati a quella bolla di gas che, esplodendo, buttava brandelli di magma contro le pareti del cratere.
Il vulcano Yasur, sull’isola di Tanna, è un padrone di casa burbero e potente, di quelli che mai scorderai nella vita. La possibilità di arrivare sul bordo del suo cratere per ammirare le esplosioni da così vicino è un’esperienza unica al mondo, così potente e selvaggia che ogni parola sembra superflua. Ci sono salita quattro volte durante i cinque giorni della nostra permanenza sull’isola, quindi il momento perfetto in realtà non è solo uno ma sono tanti. Così come, perfetti, erano i momenti in cui potevamo ammirare Yasur dalla nostra casa sull’albero: la mattina, quando il suo gas oscurava il sole, o la sera, quando il rosso del magma illuminava il cielo e le esplosioni facevano muovere le tende della nostra casetta. Il momento perfetto è Tanna, con tutta la sua magia.
Scoprire la semplicità negli occhi dei bambini. In tutto il mondo
Quando ho chiesto ad Amy quale fosse stato il momento più bello del nostro viaggio a Vanuatu, lei mi ha risposto “Ambrym, dove ho giocato con le mie nuove amiche”.
Era il nostro ultimo giorno ad Ambrym, un’isola remota nel remoto arcipelago di Vanuatu, nell’Oceano Pacifico. Un viaggio scelto per la mia passione per i vulcani e che ha scardinato ogni confine della nostra zona di comfort. Dopo le prime due tappe da Efate e Tanna, Ambrym è stata l’isola in cui siamo entrati in stretta connessione con Madre Natura, senza troppe comodità frapposte fra noi e lei.
Ad Ambrym abbiamo camminato due giorni nella foresta per andare e tornare dai suoi splendidi vulcani, ai cui piedi abbiamo campeggiato dormendo in una tenda senza materassi e tentando di mangiare un cinghialotto catturato proprio per la cena.
Sull’isola non ci sono corrente elettrica né acqua corrente. Si mangia quello che la foresta offre, oltre alla carne offerta da pesci, galline e maiali. Qui abbiamo dormito da John, e per qualche giorno abbiamo potuto conoscere con lui e la sua bellissima famiglia un modo di vivere che è impossibile riassumere in poche righe. Abbiamo regalato alle bambine di John quaderni e matite. All’età di 10 anni fanno ancora fatica a leggere e scrivere, ma fanno disegni meravigliosi e hanno una manualità strepitosa.
Era il nostro ultimo giorno ad Ambrym, dicevo, e mentre Davide era in giro per il villaggio con John per partecipare alla cerimonia della Kava (solo gli uomini sono autorizzati a bere questo infuso leggermente stupefacente, rituale quotidiano di ogni tribù vanuatese) io stavo finendo di preparare le valigie in vista della nostra partenza il giorno successivo. A un certo punto Amanda è uscita dalla camera senza dirmi niente e, in silenzio, si è seduta nel prato con le bambine di John che, abilissime, le hanno insegnato a creare piccoli e grandi capolavori con le foglie di palma, intagliate e lavorate con l’uso di un coltello e delle sole mani, senza forbici, colla, glitter o altri arnesi. Mi sono accorta dopo diversi minuti del fatto che Amanda non fosse più in stanza e quando ho visto la naturalezza con cui si è sentita a sua agio in quella situazione, senza sentire neanche il bisogno di avvisarmi che usciva, mi sono commossa. Eravamo in un posto letteralmente fuori dal mondo, senza alcun punto di riferimento noto, e lei continua ancora oggi a dirmi che quella tappa del viaggio è stata la sua preferita. Quel momento, in quel prato, è il mio -e nostro- momento perfetto, fatto di una serenità silenziosa e leggera, piena di calore e di una presenza fraterna tra gli animi di questi bambini, che per pochi giorni hanno condiviso frammenti di vita così diversi ma in fondo affini.
Chiudere la valigia
Io odio fare le valigie. Nonostante la grande quantità di valigie che ho preparato nel corso degli anni, ogni volta è sempre una grande fonte di stress, che aumenta quando la valigia deve affrontare un volo (con tutti i limiti che ne conseguono, fra peso, misure, trasporto liquidi, trasporto batterie, ecc…) e quando devo andare in un paese lontano, o in isole remote dove non potrei trovare facilmente eventuali oggetti mancanti, quindi mettere in valigia TUTTO il necessario è decisamente fondamentale.
Quando devo imbarcare un bagaglio, per non esagerare con le dimensioni e rischiare di avere troppo peso con me, tendo a limitarmi a una dimensione non troppo grande, optando per una valigia 56x45x25 (magari estensibile)
Insomma, nonostante l’esperienza e le liste già pronte di cose da portare con me, preparare la valigia mi mette ansia, tendo a non pensarci, a posticiparla… per poi trovarmi all’ultimo momento con l’ansia triplicata dalla necessità di fare in fretta.
Poi però, un po’ alla volta, bustina dopo bustina, finalmente la valigia si riempie, prende forma, spunto cose dalla lista, fino a cancellarla per intero… e infine “ricomincio a respirare”.
Il momento in cui ho messo tutto al suo posto, chiudo la valigia, controllo il peso e mi rendo conto che ho finito, ecco, quello è il mio momento perfetto, quello in cui ricomincio ad essere serena, a rendermi conto che in fin dei conti stavo solo facendo i primi passi del mio prossimo viaggio e quindi posso decisamente (ri)cominciare a sorridere (e che sono stata anche un po’ pirla ad agitarmi tanto!).
E i tuoi momenti perfetti quali sono?
Milly
[La foto in copertina è della mia amica Crinviaggio]
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Grazie Milly! Anche io sostengo che evidenziare i piccoli/grandi momenti di gioia quotidiani, sia una chiave per vivere felicemente!
Il mio momento perfetto è stato andare al Santa Monica Pier, vivino alla mitica targa “End of the route 66″”, il primo giorno del nostro on the road in California!!
Ho preso tanti spunti anche da questo blog!
Grazie
Ciao Grazia! Grazie per aver condiviso il tuo momento perfetto… e sono felice che il blog ti sia stato di aiuto 🙂